Questo articolo è stato pubblicato sul n. 73 di Sedge & Mayfly

Dieci consigli per chi inizia


Di Massimiliano Mattioli (*) vedi a fondo pagina

massimiliano mattioli, flyfishing, fly tying

Per chi si sta avvicinando al mondo della pesca a mosca, per chi ne avrebbe voglia ma non se la sente di tuffarsi nella nuova impresa, accantonando la fida bolognese o il "lancino" da spinning. Per tutti quelli che ci stanno provando e si devono scontrare con le mille difficoltà che la mosca presenta (la maggior parte delle quali sono create da altri pescatori a mosca), ecco qui un decalogo delle cose essenziali che i meno esperti devono assolutamente sapere, per potersi divertire.

 

1-Pescare a mosca è facile

 

Facile e divertente. Di tanto in tanto incontrerete qualcuno che cercherà di rovinarvi la festa, sostenendo che prima di andare sul fiume con una canna da mosca è necessario passare ore e ore su un prato per imparare a lanciare oppure che bisogna essere in grado di riconoscere ogni insetto che potreste incontrare. Cercherà, in altre parole, di smontare il vostro entusiasmo e di trasformare la vostra passione in una attività divertente quanto una visita dal dentista. Se vogliamo essere assolutamente sinceri, questa è una peculiarità tutta italiana, che non ho mai riscontrato in nessun altro paese. Non saprei dire quando, dove e, soprattutto, perchè sia nata, ma è certamente una tradizione consolidata della nostra nazione. In realtà, da che mondo è mondo, si va sul fiume, si tenta, si prova, si sbaglia, ci si informa e si riprova. Si sbaglia di nuovo: non c’è niente di male a sbagliare. Non ha conseguenze. E’ parte integrante della sfida e del divertimento. Quindi, non fatevi intimidire: buttatevi e divertitevi. Non ve ne pentirete.

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2-Scegliete con cura il vostro maestro

Anche se quasi tutti i migliori pescatori che ho conosciuto hanno iniziato come autodidatti, non è male avere un compagno più esperto al proprio fianco, almeno per le prime uscite. In linea generale, è una cosa buona essere in due, sul fiume come in qualunque contesto outdoor. Sicurezza a parte, qualche buon consiglio sulle mosche da usare, sulle tecniche e qualche dritta sul lancio renderanno la vostra vita più semplice e la giornata più redditizia. La pesca a mosca è facile e divertente, la maggior parte delle volte. Di tanto in tanto, però, può essere parecchio frustrante. Accertatevi, naturalmente, che il vostro compagno non faccia parte della categoria di cui abbiamo parlato al punto 1. Nel valutare le capacità di un insegnante la regola è sempre la stessa, qualunque sia la materia: i buoni insegnanti parlano per gli allievi; quelli cattivi, parlano per loro stessi. A fine giornata, ponetevi una semplice domanda: che cosa ho imparato oggi? Se l’unica cosa che avete compreso è che il vostro maestro deve essere un tipo davvero in gamba, uno che le cose le sa, allora è l’insegnante sbagliato. Se invece sentite di aver fatto qualche passo avanti, anche se piccolo, siete con la persona giusta.

 

3-Andate sul fiume il più possibile

L’unico modo per diventare bravi pescatori è accumulare esperienza e conoscenza. Della conoscenza parleremo più avanti: per quanto riguarda l'esperienza, l'unico modo per accumularla è pescare, pescare, pescare. Le uscite sul vostro fiume di casa, organizzate con costanza e un po' di tempo rubato ad altro (famiglia, amici, fidanzata: fate voi), vi aiuteranno a capire il progredire delle stagioni sul fiume. Come cambiano gli orari delle schiuse. Come reagiscono i "vostri" pesci ai diversi ordini di insetti, alla temperatura dell'acqua, all'innalzamento dei livelli, alla pressione di pesca e alla presenza dell'uomo nelle vicinanze. Tutti elementi fondamentali che trasformeranno quel fiume nel "vostro" fiume. Di tanto in tanto, però, sarebbe bene anche farsi un giretto un po' più lontano da casa. Non necessariamente all'estero, ma su di un nuovo fiume. Tanto per cogliere le differenze e apprezzare le similitudini. Per ricordarsi che in pesca non c'è nulla di scontato. Per vedere posti nuovi, anche. Fatevi coraggio: c'è di peggio, nella vita.

 

 

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4-Prendetevi qualche minuto per osservare

Quando siete sul fiume non abbiate fretta. Guardate fra i cespugli e sui rami degli alberi vicini all'acqua, per vedere quali insetti alati sono presenti. Sollevate qualche sasso del fondo, per verificare quali ninfe ci sono. Studiate l'acqua e cercate di individuare i pesci, magari con l'aiuto di un paio di occhiali con lenti polarizzate. Sforzatevi, insomma, di capire il contesto in cui vi trovate prima di tuffarvici dentro. Con i temoli il discorso è un po' diverso, ma con le trote, una partenza sbagliata può rovinare completamente il tratto in cui state per pescare.


5-Non entrate subito in acqua.

Questa è la naturale conseguenza del punto precedente. Le trote amano i sottoriva e quello dove vi trovate voi é buono tanto quanto l'altro. Fare i primi lanci rimanendo a tre o quattro metri dall'acqua, se è possibile, è una regola seguita da tutti i grandi pescatori. Chiarito questo, nulla vi vieta di assecondare il vostro personalissimo piacere. Io, ad esempio, non amo pescare sotto i piedi dalle prismate, anche se si tratta, il più delle volte, di una scelta estremamente proficua. Non mi piace, non mi soddisfa e, se posso, evito di farlo. Sono consapevole di rinunciare, quasi certamente, alla possibilità di fare una bella cattura. Lo accetto e passo oltre. Siamo a pesca, mica in miniera.


6-Cercate sempre di capire cosa mangiano i pesci

 

A parte l'osservazione delle rive e del fondo del fiume, di cui abbiamo detto al punto 4, è fondamentale capire a quale livello della colonna d'acqua si stanno nutrendo i pesci. Se stanno mangiando molto vicini al fondo, si tratta di ninfe. Se i pesci stazionano a mezz'acqua staranno probabilmente mangiando ninfe mature in risalita per la schusa. Potrebbero però anche essere insetti adulti (alati) in immersione per l'ovideposizione (per i comportamenti delle varie specie di insetti acquatici vi rimando ad un futuro articolo). Se i pesci si nutrono in prossimità della superficie, senza romperla con la classica bollata, probabilmente stanno mangiando ninfe in risalita o adulti non completamente schiusi e travolti dai flutti. Bisogna anche fare attenzione alle bollate: a volte possono essere causate dalla schiena del pesce che rompe la superficie dopo che la ninfa è stata catturata qualche centimetro sotto (schienata). La bollata vera e propria può comunque essere rivolta ad un insetto ancorato sotto la pellicola superficiale per la muta, oppure su di un insetto adulto. Insomma: senza pretesa di trasformare questo in un trattato, le variabili sono tantissime e meglio comprenderemo il comportamento dei pesci, più facile sarà la scelta della mosca e l'azione di pesca.

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7-Trattate con civiltà le vostre catture 

Questo é semplice, almeno in teoria. Usate mosche senza ardiglione, possibilmente. Non prolungate il combattimento con il pesce più del necessario, liberatelo con prontezza dall'amo e rilasciatelo con le dovute cautele. Se volete scattare una foto, preparatevi prima di sollevarlo dall'acqua. Agite in fretta e rimettete il pesce in acqua. Assicuratevi che sia in condizione di andarsene con le sue...pinne. Se si gira pancia all'aria o appare, comunque, poco reattivo, ossigenatelo tenendolo con la testa girata verso la corrente e cullatelo dolcemente avanti e indietro, come fosse un bambino da addormentare. Sostenetelo senza stringere e, quando si sarà ripreso, se ne andrà da solo. Se decidete di trattenere una cattura, uccidetela con rapidità. Non c'è niente di più orribile che vedere la cacciatora del gilet affetta da spasmi improvvisi. Uccidere un pesce non è difficile. Se proprio dovete: fatelo bene e in fretta.

 
8-Non siate pigri. Cambiate spesso
Sul fiume le cose cambiano continuamente, e velocemente. Non si fa in tempo a trovare la tecnica giusta, la mosca che cattura, che già le trote si stanno dedicando a qualcos'altro. Bisogna imparare a stare al passo, quindi non fossilizzatevi  sulla stessa tecnica per ore e ore. Se i pesci non reagiscono provate a cambiare qualcosa. Che si tratti della mosca o del diametro del finale, spesso basta pochissimo per cominciare a catturare. Se state già catturando parecchio, ricordatevi di sostituire il tip del finale: alla lunga, si usura.

 


9- Non complicatevi  la vita
La pesca in generale, e quella a mosca in particolare, prevede già tante variabili, tanti dettagli di cui tenere conto, che non vale la pena di crearsi problemi inutili. I finali molto lunghi (oltre i 4 metri, per intenderci) ad esempio, sono difficili da stendere se non si ha grande esperienza di lancio. In situazioni limite possono essere efficaci, ma il 95% delle volte non é necessario spingersi tanto in là. Con un finale di 3/3,5 metri si pesca benissimo e si ha un miglior controllo della posa. Lo stesso possiamo dire per la coda. Non c'è tutta questa differenza fra una coda del #3 e una del #5, dal punto di vista del disturbo in acqua. Se vi trovate meglio con una coda più pesante (la #5 tira più della #3, durante il backcast, e ci aiuta a mantenere il timing del lancio) usatela senza timori o pregiudizi. Insomma, non rendete difficile quello che può essere facile. Complicare le cose é il compito del pesce, non il nostro.

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10-Tenetevi informati 

Libri, riviste, internet, ma anche club e negozi specializzati sono miniere di informazioni preziose per quanto riguarda mosche, attrezzature, tecniche e itinerari. I problemi e i dilemmi che il flyfishing solleva sono tantissimi, lo abbiamo già detto. Per nostra fortuna, da secoli i pescatori studiano per risolverli. Qualcuno, da qualche parte e in qualche tempo, avrà trovato il modo giusto per costruire quella mosca che vi farebbe tanto comodo, oppure il modo di lanciarla per farla arrivare a quel pesce che vi rifiuta sempre. Quel lancio, o quella mosca, da qualche parte sarà stata pubblicata, probabilmente. Qualcuno ne avrà parlato. Se è vero che i problemi sono tanti, è anche vero che i fiumi, i pesci e gli insetti esistono da sempre e sono, in un certo senso, sempre uguali a loro stessi. Essere informati significa questo: evitare di ripetere qualche errore già fatto da altri, farne qualcuno nuovo e, prima o poi, trovare la strada giusta. Con un po' di cultura in più, sarà prima anzichè poi. L'aspetto più affascinante della pesca a mosca é che non si finisce mai di imparare e, di conseguenza, di migliorare. Le immagini e i racconti ci aiutano a far passare il tempo fra una uscita di pesca e quella successiva. Anche quando siamo costretti a stare lontani dal fiume possiamo ritagliarci, ogni giorno, dieci minuti per sentire nella nostra testa il rumore dell'acqua che corre e immaginare la bollata perfetta.


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(*) Nota sull’autore

Massimiliano Mattioli, classe 1964, di professione editore. E’ anche autore, traduttore e, con lo pseudonimo di Fortebraccio, fotografo. Pesca a mosca fin da bambino, in ossequio ad una tradizione familiare.  A partire dagli anni ’90 ha allargato il suo orizzonte editoriale per includere il flyfishing fra i suoi obiettivi professionali. Sue sono le traduzioni in italiano di:

Emegenti di Swisher e Richards (1996); Nuove tecniche di costruzione di O. Edwards (1998); La precisione nel lancio di J. Wulff (1999);

Nel 2000 ha fondato la rivista “Sedge & Mayfly – il piacere della pesca a mosca” della quale ha assunto la direzione editoriale, continuando sempre a curare personalmente la pubblicazione di libri dedicati alla pesca a mosca, come:

Pescare a ninfa di G. Re; Microchenille & C di M. borselli; Il Black Bass di P. Pacchiarini; Il luccio di P. Pacchiarini; Manuale del moderno costruttore di mosche artificiali di Federighi- Nocentini; La ninfa di S. Soldarini; Fly Tying – il grande libro del costruttore di mosche artificiali di A. Quazzo