Questo articolo è stato pubblicato sul n. 70 di Sedge & Mayfly

blacknose dace

Di Armando Quazzo

Autore del libro "Fly Tying - il grande libro del costruttore di mosche artificiali (lo trovate qui)


Blacknose Dace
Blacknose Dace

Il blacknose dace (nome volgare del Rhinichthys atratulus) è un pescetto nordamericano che amo pensare sia un cugino lontano del nostro vairone. Seppure appartengano a specie differenti, entrambi presentano un dorso marrone, una marcata banda laterale nera ed un ventre argenteo e sono stati e continuano ad essere il pesce prediletto di chi si accosta oggi alla pesca in fiume e – dalla nostra parte dell’oceano – ha ancora la fortuna di accedere alle acque pure che li ospitano. Sono eccellenti quando fritti in padella in abbondante olio e vengono apprezzati sia da noi umani, sia dalle trote che li prediligono così come sono, senza impanature e fritture che li potrebbero renderli oggettivamente più indigesti.

Scherzi a parte, il blacknose ed il cugino europeo sono delle esche micidiali per la trota pescata con il vivo o con il pesce morto e della stessa idea doveva necessariamente essere il costruttore americano Art Flick, autore di alcuni testi ancora oggi presi a referenza, quando ha ideato un’esca davvero semplice e nel contempo molto efficace, trasferendo su di un amo i colori e le sembianze del piccolo pescetto.

Si tratta di uno degli streamer che resistono alla moda ed al tempo che passa e che viene citato con eguale ammirazione da pescatori di entrambe le sponde dell’atlantico: anche autori inglesi – per definizione molto snob – riconoscono l’efficacia del blacknose dace anche per la pesca nei reservoir, variante britannica delle nostre meno altisonanti cave o laghetti.

Il suo appeal sembra essere racchiuso principalmente nella estrema evanescenza dei materiali usati con la giusta parsimonia: è un sottilissimo streamer in cui l’occhio umano distingue a malapena i colori, ma che non passa inosservato alla vista attenta della trota.

 

Non mi vergogno ad ammettere che ho sovente utilizzato un blacknose per convincere all’abboccata trote che stavano bollando e che non riuscivo a persuadere con le misere imitazioni in mio possesso: una specie di mosca dell’ultima speranza, utilizzata prima di mandare al diavolo lo sdegnoso pesce e cercare rifugio e ristoro nella più vicina osteria con gli amici. 

Il suo utilizzo maggiormente efficace è – a mio modo di vedere – con una coda galleggiante ed un finale lungo e sottile che gli permetta di affondare di qualche centimetro e pescare appena sotto il pelo della superficie dell’acqua: una specie di pesca con la mosca sommersa che può far scatenare l’aggressività di molte trote predatrici. Spesse volte si assiste a scene mozzafiato con la scia della schiena che fende l’acqua in prossimità della posizione dell’esca e termina la traiettoria con una vigorosa abboccata.

Un’esca molto versatile e semplice da costruire che, tuttavia, può essere trasformata in un inutile ciuffo di peli senza alcun appeal se non si osservano alcune regole fondamentali di buona costruzione.

Innanzitutto, la mosca deve apparire estremamente diafana ed eterea: meglio eccedere per difetto nelle fibre di bucktail usate per la confezione dei tre ciuffi, piuttosto che esagerare all’estremo opposto.

Le fibre che compongono l’ala debbono essere sistemate con perizia e bloccate affinché i colori non abbiano a mescolarsi, ma riproducano anche in acqua la perfetta separazione fra il colore bronzeo del dorso, la sottile striscia nera della linea laterale e la pancia argento-perlacea del naturale.

Infine, il corpo dovrebbe essere un esempio di perfezione per quanto concerne la distribuzione del tinsel ed il rigaggio: non che ciò abbia una benché minima influenza sull’abboccata della nostra preda (che si perita di valutare con molto più rigore la presentazione dell’esca piuttosto che andare a contare le spire mal disposte del rigaggio con tinsel ovale), ma per il fatto che su di un corpo tanto semplice, anche la più ridicola imperfezione diventa estremamente visibile, anche all’occhio meno attento.

Nel 1947 Art Flick introdusse questa mosca nel suo “Streamside Guide” indicandola come un’esca molto amata dalle trote e nel contempo molto resistente. La ricetta originale richiede fibre di orso bianco od impala per il ciuffo inferiore dell’ala, orso nero o peli di puzzola per la porzione centrale, bucktail marrone per la parte superiore ed un corpo di semplice tinsel argento, munito di una piccola codina di filato rosso.

Nel corso degli anni i costruttori hanno inserito numerose varianti al dressing originale. È stato introdotto il rigaggio in tinsel ovale per rendere maggiormente robusto il corpo (non dimentichiamo che Art Flick usava tinsel metallico, molto più resistente del mylar plastico che oggi utilizziamo), sono stati aggiunti occhi sulla testa, sostituiti i materiali dell’ala dello streamer e cambiato il modello di amo che nella versione originale era invariabilmente ad occhiello piegato verso il basso e di taglia dal 4 al 12.

 

Una variazione che mi sento di definire “onesta” del dressing originale è quella che comprende il rigaggio in tinsel ovale argentato, l’uso del bucktail per tutti e tre i ciuffi che compongono l’ala dello streamer e l’utilizzo di un amo ad occhiello diritto che permette di legare l’amo con un’asola non scorrevole e garantisce massima libertà di movimento all’esca. Una serie di modifiche all’originale che, sono certo, Art Flick avrebbe approvato se cinquant’anni fa avesse avuto a disposizione i materiali dei quali disponiamo oggi.

Ricetta

Amo: streamer a occhiello diritto 4XL, taglia 4 – 10   Filo: precerato 8/0, anche GSP 70 denari o similari   Coda: ciuffo di lana o poly rosso Corpo: tinsel plastico piatto (mylar) a doppio strato di colore argento   Rigaggio: tinsel ovale argento    Ala: tre ciuffi di bucktail, bianco, nero e marrone. Il ciuffo centrale deve essere ¾ di lunghezza degli altri due   Testa: filo di montaggio verniciato, eventualmente decorato con occhio di vernice con iride bianca e pupilla nera

 


Se questo articolo ti è piaciuto, qui troverai tutti gli arretrati di S&M. Puoi acquistare quello che ti interessa o sfruttare le offerte per 6 o 12 numeri.

Se vuoi ordinare la collezione completa 2000/2016 di S&M, qui troverai la nostra super offerta