undertaker

Di Armando Quazzo

Autore del libro "Fly Tying - il grande libro del costruttore di mosche artificiali (lo trovate qui)

Per i più, “undertaker” è il becchino, mentre per gli amanti della pesca con la mosca artificiale è la denominazione di una nota mosca da salmone ideata nel 1979 da Warren Duncan, proprietario del celebre Dunc’ Fly Shop di St. John – New Brunswick (Duncan si era probabilmente ispirato alla Mill Pool Special) ed utilizzata come esca standard nel Miramichi a qualche migliaio di chilometri di distanza dai fiumi dell’italica penisola.

Le sue caratteristiche principali risiedono in alcuni punti cardine: colore dominante nero, ala corta a filo di curvatura, tre “punti luce” (per usare un gergo da elettricisti), impiego dell’herl di pavone e facilità di costruzione.

Il colore dominante nero ne fa un’esca buona per ogni occasione e specialmente adatta alla pesca in acque alte e torbide; l’ala corta la fa preferire agli streamer ad ala lunga come i wolly bugger e similari che spesse volte comportano delle abboccate “corte”, ovvero con pesce che addenta la coda e ci lascia con un palmo di naso; i tre anelli di colori differenti (tinsel, filo fluorescente giallo e rosso) garantiscono un’ottima visibilità della mosca; l’herl di pavone è sempre una garanzia di gradimento ed infine la facilità di costruzione la rende un modello preferibile nella pesca radente il fondo, ovvero dove si rischia di incagliare, ma dove è maggiore la possibilità di attirare l’attenzione di un qualche pesce in cerca di cibo.

Le taglie che – a modo di vedere di chi scrive – sono quelle che maggiormente si adattano alle necessità della pesca in acque europee, variano dalla 10 alla 4, scegliendo possibilmente un amo con gambo non eccessivamente lungo (massimo 2x) e con una buona robustezza: si tratta di uno streamer che può incontrare anche pesci di taglia significativa e quindi è bene non esagerare con la leggerezza.

 

Gli ingredienti sono generalmente reperibili fra i materiali di qualsiasi costruttore anche principiante e, oltre ad un amo di adeguata misura e robustezza, comprendono del tinsel per il butt iniziale, due floss/filati differenti – giallo e rosso, seguiti da un corpo in herl di pavone rigato con cinque spire di tinsel ovale, un’ala di pelo preferibilmente semi rigido (va bene lo scoiattolo, oppure il pelo di coda di vitello tinto nero) ed un’hackle di gallina nera. La mosca è completa così o può essere anche arricchita da un paio di piume di jungle cock (specie nelle taglie più minute è possibile utilizzare le piumette piccole che – normalmente – non vengono montate sulle mosche da salmone e finirebbero nella spazzatura).

La costruzione non richiede particolari accorgimenti, fatti salvi un paio di trucchi del mestiere che consentono di velocizzare le fasi di montaggio e di realizzare un’esca in grado di resistere anche alle sollecitazioni di un lancio non particolarmente delicato.

Per rendere un po’ più resistente il tallone d’Achille di molte mosche, si consiglia di applicare una minuscola goccia di colla ciano-acrilica sulla base del tinsel: ne basta davvero poca in quanto deve essere appena sufficiente a coprire l’area di filo dove si appoggeranno un paio di giri di tinsel e nulla più.

Dopo averla utilizzata spesse volte per la pesca al salmone atlantico con risultati alterni (come si addice ad ogni battuta di pesca a questo splendido pesce), ne ho inaspettatamente apprezzato le qualità durante la scorsa stagione di pesca alla trota quando, complici livelli inaspettatamente elevati e la pressoché totale assenza di schiuse degne di nota, si è preferito l’uso di code affondanti e di streamer voluminosi e scuri come conehead wolly bugger, marabou muddlers e similari. Dopo alcune ferrate a vuoto, ho provato la Undertaker, nella speranza che un’esca più compatta ed ugualmente visibile, potesse fare la differenza.

Il risultato non si è fatto attendere e, negli stessi punti ove si erano verificate le abboccate a vuoto, sono riuscito ad allamare alcune trote di taglia significativa. Lo stesso successo si è ripetuto in tempi e fiumi diversi, confermando la bontà della scelta.

 

Il caso più eclatante si è verificato in tarda primavera. Munito di sola canna da streamer e di esche a corredo, ho assistito ad una serie di bollate ai margini della corrente, fatte da una trota che – presumibilmente – si stava nutrendo di emergenti di tricottero. Dopo aver inutilmente cercato fra le esche disponibili ho montato una Undertaker ed ho applicato una generosa dose di silicone in pasta prelevato da un flaconcino che fortunatamente vagava nella borsa. Alla seconda passata, con mosca lievemente pattinata sulla superficie dell’acqua, la trota ha seguito ed addentato come si deve la mosca, regalandomi una grande emozione e confermando che la Undertaker non è un’esca solo per il Miramichi.

Costruire la Undertaker

(clicca sulla prima foto)


Questo articolo è stato pubblicato sul n. 76 di Sedge & Mayfly


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