new zealand dropper

Di Sandro Soldarini

Autore del libro "La ninfa - Tecniche moderne e artificiali (lo trovate qui)


Two fly Rigs per gli americani, “trappolino” per gli italiani, l’accoppiata ninfa – secca è un classico della scuola neozelandese e garantisce sempre buone catture.

 

Al ritorno da un viaggio nella splendida Nuova Zelanda ho deciso di prendere in esame la tecnica definita, appunto, new zealand dropper, ultimamente di riconosciuta efficacia e di gran moda in tutta Europa.

Sicuramente si tratta di un metodo molto valido, elaborato per affrontare peculiarmente specifiche situazioni di pesca, anche se alcuni pescatori sono  riusciti ad adattarla un po’ovunque.

Ad essere sincero, io preferisco servirmene solo se strettamente necessario e conveniente, continuando ad alternare le altre tecniche di pesca a ninfa in base alle condizioni che mi trovo ad affrontare.

 

Nello specifico, in effetti, la new zeland dropper nasce per insidiare le mitiche brown  trout dell’isola del sud, pesci molto sospettosi, difficilmente avvicinabili affidandosi alle  tecniche di pesca a ninfa più convenzionali: da qui l’ esigenza di trovare un espediente per poter pescare  a ninfa efficacemente lanciando lungo senza il supporto dello strike indicator che, in queste acque così poco frequentate, potrebbe spaventare il pesce.

 

 

La soluzione più logica ed evidente era quella di  usare una piccola ninfa, assicurando ad un bracciolo una secca voluminosa, la quale, oltre ad essere catturante, risulta decisamente più discreta e meno appariscente di un ammasso di foam o pasta arancio fluo. Va da se che le dimensioni della secca dovranno essere direttamente proporzionali a quelle della ninfa adottata, vale a dire più sarà grossa la ninfa, più dovrà esserlo anche la secca, considerando, inoltre, che anche con questa tecnica possiamo servirci di una coppia di ninfe. 

NZD versione 1: il tip che lega la ninfa viene fissato alla curvatura dell’amo della Klinkhamer con un Clinch Knot. L’uso di un filo colorato serve a rendere più comprensibile l’immagine, ma certo non è consigliato in azione di pesca
NZD versione 1: il tip che lega la ninfa viene fissato alla curvatura dell’amo della Klinkhamer con un Clinch Knot. L’uso di un filo colorato serve a rendere più comprensibile l’immagine, ma certo non è consigliato in azione di pesca

Come già anticipato, oltre che alla natia Nuova Zelanda, questa tecnica si adatta molto bene anche alle nostre acque, soprattutto quando le trote risultano particolarmente diffidenti. Le zone del fiume in cui la new zeland dropper  rende al meglio sono di solito le correntine basse  e le lunghe lame di acqua lenta, con superficie abbastanza regolare. 

La tecnica di pesca è piuttosto semplice, molto simile ad una normale pesca a secca: lanci a risalire più o meno lunghi, ricordandosi comunque, di lanciare a monte quel tanto che basta  per fare affondare la ninfa nella zona prescelta. A loro volta le attrezzature non si discostano molto da quelle in uso per la secca, anche se consiglierei di  non scendere sotto ad una nove piedi.  Secondo la mia opinione uno degli innegabili vantaggi di questo sistema di pesca consiste nell’uso del segnalatore, che ci indicherà con precisione sia l’abboccata, sia l’esatta posizione in cui sta transitando la nostra ninfa, esonerandoci in parte dalla necessità di tenere sotto controllo costantemente le nostre ninfe,  avendo cura delle passate.

NZD versione 2: la montatura più familiare con bracciolo: il nylon rosso rappresenta il finale, lo spezzone giallo il tip a cui andrà legata la ninfa
NZD versione 2: la montatura più familiare con bracciolo: il nylon rosso rappresenta il finale, lo spezzone giallo il tip a cui andrà legata la ninfa

 

 

Non bisogna però credere che si tratti di una tecnica facile. Per praticarla correttamente è richiesta una buona precisione, nonché una certa sensibilità nel saper dosare la giusta distanza tra la secca e la ninfa, in modo che quest’ultima possa lavorare  a diretto contatto col fondo. A questo proposito,  è buona norma calcolare circa 50 cm di filo in più  rispetto alla profondità del fondale in cui stiamo pescando. Questo significa anche che in base all’andamento del fondale – che in fiume o torrente non potrà mai essere regolare – diventa importante adeguare la lunghezza del finale o, per essere più precisi, modificare opportunamente la distanza che separa la secca dalla ninfa.  

Olive Quill Orange Spot    Amo: da ninfa standard dal #18 al #14 Coda: gallopardo Corpo: quill spelato oliva Spot: polifloss arancio fluo
Olive Quill Orange Spot Amo: da ninfa standard dal #18 al #14 Coda: gallopardo Corpo: quill spelato oliva Spot: polifloss arancio fluo

Il mio consiglio è quello di  utilizzare un finale di circa 2,50 metri, meglio se a nodi,  quindi aggiungere il tip con le 2 mosche. Il finale a nodi è preferibile rispetto ad uno conico in quanto, almeno secondo la mia esperienza, è sicuramente più potente e quindi vi faciliterà nel lancio. Nonostante questo accorgimento, non posso nascondervi che, inizialmente, l’azione di pesca vi sembrerà eccessivamente sbilanciata,  in quanto la grossa secca opporrà un notevole attrito e la ninfa vi sembrerà animata da una propria ostile volontà. Sono però certo che, per superare questo inconveniente, basterà semplicemente un po’ di impegno.    

A parte le situazioni più difficili, sono convinto che questa tecnica sarà in grado di farvi divertire anche nelle normali condizioni di pesca, in un qualsiasi ambiente torrentizio, anche perché, durante la nostra azione di pesca, avremo a disposizione due artificiali che lavorano a due altezze diverse ed esplorano con precisione due differenti strati di acqua. 

Lepre e peacock   Amo: da ninfa standard dal #18 al #14 Coda: fibre di pernice Corpo: pelo di lepre Torace: Ice Dub Peackok  Rib: tinsel oro
Lepre e peacock Amo: da ninfa standard dal #18 al #14 Coda: fibre di pernice Corpo: pelo di lepre Torace: Ice Dub Peackok Rib: tinsel oro

 

Questo significa che nei torrenti, sfruttando questo dualismo, potremo catturare indistintamente sia con la mosca secca che con la ninfa, estendendo l’efficacia della nostra azione all’intero arco della giornata. Ricordate infine, che l’azione si sviluppa quasi esclusivamente a salire e, sebbene stiamo pescando a ninfa, la secca dovrà procedere senza dragare: se ciò accadesse, sarebbe immediatamente coinvolta anche la ninfa, rendendo la presentazione innaturale agli occhi del pesce

Sedge Parachute    Amo: da secca #10 - #12 Corpo: pelo marroncino Ali: pelo di cervo Parachute: poly bianco Torace: pelo di lepre Hackle: gallo rosso
Sedge Parachute Amo: da secca #10 - #12 Corpo: pelo marroncino Ali: pelo di cervo Parachute: poly bianco Torace: pelo di lepre Hackle: gallo rosso

A questo punto, dopo aver trattato a grandi linee la parte tecnica, veniamo ad illustrare gli artificiali più idonei per questa pesca:

Come indicatori ho scelto due mosche abbastanza note: una è una klinkhamer,  che potrete dotare anche di  un ciuffo bicolore, per accentuarne la visibilità; l’altra è una sedge parachute, molto catturante in estate in tutte quelle zone in cui è presente. La taglia delle due secche è abbastanza grande, #10 o #12, in quanto dovranno sostenere ninfe di taglia compresa tra il #14 e il #18: inoltre gli artificiali dovranno sempre essere ben ingrassati.

 

Come ninfe invece, ho scelto di presentarne due ugualmente adatte alla cattura sia del temolo che della trota. 

La prima è una olive quill orange spot, molto esile e catturante, grazie soprattutto allo spot arancio. Ninfa chiaramente derivata dalla scuola franco-spagnola, paesi in cui un accento di arancio in molti dressing è abbastanza ricorrente, in primis perché è uno dei colori di più immediata individuazione, ma anche perché  è innegabile che, ai pesci,  lo spot arancio piace e basta, siano essi trote o temoli.

La seconda è una ninfa in lepre, alla quale ho aggiunto un piccolo torace in ice dub  peackok. Imita un po’ di tutto, è semplice, catturante e adatta soprattutto a chi ha poco tempo da dedicare alla costruzione. Un ultimo consiglio che vale per entrambe le ninfe: costruitele in taglie comprese tra il #18 e il #14, riservando le misure più piccole alle acque con maggior pressione di pesca. 


Estratto dell'articolo pubblicato sul n. 42 di S&M


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