Questo articolo è stato pubblicato sul n. 75 di Sedge & Mayfly


Corso avanzato di pesca col filo

di Mauro Mazzo

L’utilizzo di un monofilo fluorescente vi aiuterà a localizzare immediatamente le vostre mosche
L’utilizzo di un monofilo fluorescente vi aiuterà a localizzare immediatamente le vostre mosche

Come i lettori più affezionati ricorderanno, questa rivista, nel lontano dicembre 2011, è stata la prima a dedicare un articolo a una delle tecniche che più ha fatto discutere il mondo dei pescatori a mosca, la pesca con il filo. (lo trovate qui)

All’epoca, la decisione di affrontare l’argomento, che poteva prestarsi a numerose polemiche, non è stata né immediata, né facile. Infine, il nostro Direttore, riservandosi di esprimere nell’editoriale la sua fedeltà alle code di topo, quali elementi fondamentali nella pesca a mosca, decise di scommettere sulla pubblicazione dell’articolo.    

A diversi anni di distanza, io che sono stato l’autore di quel testo, voglio ringraziarlo per il suo coraggio: fino ad oggi non sono state bruciate in piazza copie della rivista, anzi abbiamo scoperto che anche amanti della secca, si sono rivelati interessati all'argomento, dimostrando che le persone intelligenti preferiscono la discussione al litigio. Abbiamo sempre pensato che questa tecnica non avrebbe avuto grande diffusione, perché è molto difficile da praticare: la sostituzione della coda di topo con uno spezzone di monofilo più o meno lungo, non è un passaggio indolore e perché risulti efficace, bisogna appropriarsi di una serie di astuzie non desumibili dal bagaglio tecnico classico della pesca a mosca. Non a caso e per ribadire l’importanza della pratica, l'utilizzo del filo al posto della coda nasce tra i professionisti dell’est Europa che, intuendone le enormi potenzialità, ne affinano la tecnica riuscendo a dominare per anni il mondo agonistico. Il fatto che ultimamente siano stati posti dei limiti alle lunghezze dei finali utilizzati in gara, non fa che provare l'efficacia di questo metodo. Quindi, a meno di non convincere un garista di buon livello a farvi da mentore (che equivale a sperare di trovare un valligiano disposto a rivelarci le sue buche segrete), non ci sono scorciatoie: la padronanza di questa tecnica esige il sacrificio di molte giornate di pesca. Pur non avendo avuto enorme diffusione, è comunque riuscita, soprattutto tra i pescatori a ninfa, a fare un discreto numero di proseliti, che la praticano con una certa assiduità. Per questo, a qualche anno di distanza da quel primo articolo, ho proposto al direttore un approfondimento che riassuma i concetti di base e si addentri nelle problematiche di questa tecnica.

Il braccio sollevato aiuta a mantenerci in contatto con le nostre imitazioni e rende più efficace la ferrata
Il braccio sollevato aiuta a mantenerci in contatto con le nostre imitazioni e rende più efficace la ferrata

Perché utilizzare una linea di lancio diversa

L'utilizzo dei diversi tipi di monofilo, o di code ultraleggere, al posto delle code classiche, risolve problematiche comuni a tutte le tecniche di pesca a mosca, in primo luogo quella del dragaggio.

Anche la pesca a secca si è evoluta in tal senso, a partire dagli anni 70, quando un gruppo di pescatori iniziò a promuovere l’utilizzo preferenziale di code molto leggere come strategia vincente. Più è leggera la linea che ci unisce ai nostri artificiali, minori sono le possibilità di dragaggio e maggiore la facilità di manovra della stessa, anche dopo la posa sulla superficie dell'acqua.

Nella pesca a ninfa l'utilizzo di una linea molto leggera ci aiuta a risolvere il più subdolo dei problemi, quello del dragaggio indotto dal peso della coda sollevata dalla superficie per rimanere in contatto con i nostri artificiali. Il concetto di linea di lancio leggera è stato portato all'estremo, perché per caricare la canna nel lancio, possiamo utilizzare il peso degli artificiali, cosa che ci permetterà di raggiungere buone distanze, anche utilizzando code leggerissime, oppure monofilo. Immagino che a qualcuno si saranno rizzati i capelli al vedere infranto il classico principio che attribuisce al solo peso della coda il compito di caricare la canna nell’azione di lancio. In realtà non mi sembra un grande scandalo e credo, più ragionevolmente, che il diffondersi di artificiali appesantiti abbia reso questo postulato obsoleto. Del resto, in tutti gli sport l'evoluzione ha portato a innovazioni tecniche, come l'utilizzo dell'impugnatura a due mani nel tennis, oppure il Fosbury nel salto in alto: anche nella pesca a mosca rimanere immobili su posizioni ultracentenarie sicuramente non giova alla sua diffusione. Vediamo adesso quali sono le attrezzature più idonee alla pratica di questa tecnica, partendo dalla linea di lancio, mai superiore ai quindici metri e, a volte, composta dal solo finale. La lunghezza della linea di lancio deve essere uguale alla distanza massima che pensiamo di raggiungere in pesca: superare i quindici metri con del monofilo è abbastanza improbabile. Applicare questo concetto a tutte le code, a mio parere, oltre al minore ingombro sulla bobina, porterebbe ad un impatto positivo dei costi, ma, si sa, le logiche commerciali spesso sono imperscrutabili.

Finale conico

E' adatto alla pesca a ninfa ceca classica, la cui azione di pesca è sempre a distanza ravvicinata. Aggiungendo un tip lungo un paio di metri ad un finale conico lungo circa tre metri, a sua volta collegato ad una coda leggera, diciamo del 3, otterremo un insieme che ci permetterà di passare dalla ninfa alla secca in un attimo. 

Dire che si è abusato del termine ninfa ceca o czech nymphing, come amano definirla gli esterofili, è dire poco. Moltissime persone oggi pescano a ninfa tenendo il braccio alzato, pensando così di pescare a ninfa ceca, il cui solo nome dovrebbe essere garanzia di catture. Niente di più sbagliato, passare la giornata con il braccio alzato e la schiena curva in avanti serve solo a far arricchire i fisioterapisti. La differenza tra le diverse tecniche di pesca, la fanno le ninfe con il loro movimento subacqueo e il modo di controllarne la passata, non le diverse posture del pescatore.

Quando si pesca a brevi distanze, si può utilizzare anche una coda leggera, ed una canna più corta
Quando si pesca a brevi distanze, si può utilizzare anche una coda leggera, ed una canna più corta

Finale da surf casting

E' il più indicato per i principianti che vogliano ampliare il loro raggio d'azione, così come la coda ultraleggera. Le misure che consiglio sono quelle che hanno un diametro minimo superiore allo 0,30, come ad esempio la 0,33-0,57, questo perché diametri inferiori sono davvero difficili da gestire. Gli spezzoni sono lunghi quindici metri e vanno utilizzati con il diametro maggiore collegato al finale e quello più sottile alla coda. Un assetto inverso non ha senso perché più allungate il lancio e più aumenta la resistenza allo shooting.

Coda ultraleggera

E' l'alternativa al finale da surf casting, ancora più facile da utilizzare, ma meno adatta ai lanci lunghi. Si utilizzano code leve oppure con tape appena accennato, per darvene un'idea, in una DT 000, il diametro varia da 0,60 a 0,90 millimetri. Queste code non hanno i problemi di memoria tipici dei monofili in nylon o in copolimero. Sono molto valide nel caso di pesca con ninfe leggere, perché il peso della coda, seppur minimo, vi aiuterà nel lancio, ma offrono maggiore resistenza allo shooting, attitudine penalizzante in caso di trenini di ninfe con pesi che vanno da medio a pesante. 

Monofilo

E' la soluzione che offre il massimo delle prestazioni, soprattutto nella pesca a distanze medio lunghe o lunghe, ma anche quella che crea più problemi al neofito. Infatti, la quasi totale assenza di peso e rigidità, impone di affidarsi al solo peso delle ninfe per raggiungere buone distanze con una serie di lanci serrati e progressivi che evitano il crearsi di grovigli inestricabili. Il nylon o il copolimero deve essere assolutamente privo di memoria. Dopo qualche anno di pratica assidua, ritengo che per il diametro il miglior compromesso sia uno 0,35 millimetri. Vi sconsiglio il fluorocarbon: per le sue caratteristiche di affondamento, durante il recupero, l’eccedenza del filo ai vostri piedi, inabissandosi, aiuterebbe la corrente nel suo lavoro di instancabile tessitrice di grovigli. L'attrito con gli anelli durante il recupero dei pesci creerà le cosiddette parrucche sul filo, quindi rassegnatevi a sostituirlo se non ad ogni uscita, al massimo ogni due. Più che un’informazione, si tratta di un augurio, infatti, la durata del filo è proporzionale al numero delle catture, perciò spero vi ritroverete a cambiarlo ogni mezza giornata.

Segnalatori

Altro elemento essenziale è il segnalatore, di cui si trovano diversi tipi sul mercato. Per guidarvi nella scelta, mi limiterò a ricordare che, come implicito nel nome, questo supporto serve a segnalare l'abboccata del pesce e va tenuto sempre sopra la superficie dell'acqua, aumentando la lunghezza del finale nel caso si passi da tratti poco profondi a tratti molto profondi.

L'unico tipo di segnalatore che non mi sento di consigliare, è quello comunemente chiamato Coral, dotato di microsfere in resina, che in caso di un eccessivo recupero della coda durante un combattimento, tendono ad impigliarsi nell'anello apicale, rischiando di rompere tutto alla ripartenza della preda.

Bella iridea, catturata pescando con il filo
Bella iridea, catturata pescando con il filo

Canne e mulinelli

La canna riveste un ruolo abbastanza importante perché deve lanciare senza l'ausilio del peso della coda. Salvo che non siate degli aspiranti fabbri, amanti solo delle ninfe “piumatissime”, avrete bisogno di un attrezzo con azione progressiva, dotato di un vettino molto sensibile, in grado di caricarsi con pochissimo peso e restituire la carica accumulata rapidamente. Attenzione alle canne troppo lente, spesso definite “mollaccione”, che richiedendo tempi più lunghi nel caricamento e nel lancio in avanti, si riveleranno fonte di facili grovigli se non siete lanciatori provetti. Personalmente utilizzo quasi esclusivamente una canna per coda 3, a mio parere, il compromesso ideale.

Per i mulinelli, maggiore è il diametro della bobina, minori saranno le probabilità di ritrovarvi con il monofilo pieno di spire, e questa è l'unica caratteristica cui va data una certa importanza, oltre naturalmente al bilanciamento con la canna che utilizzate. Il mulinello va riempito con una coda molto leggera, o, se si vuole diventare talebani di questa tecnica, con del backing, perché le code più pesanti, a causa del loro maggior diametro, lasciano tra una spira e l'altra delle fessure in cui è facile si incastri il filo. A questo punto, penso sia evidente come l'utilizzo di linee di lancio ultraleggere sia adatto a tutte le tecniche di pesca a ninfa conosciute, visto che offrono il vantaggio di ridurre le possibilità di dragaggio ed aggiungere sensibilità alle tocche. Lo svantaggio, soprattutto per gli esordienti, è la mancanza di bilanciamento nel lancio, dovuto all’assenza della coda di topo e alla concentrazione del peso in un segmento brevissimo. Senza dilungarmi in spiegazioni riguardanti le diverse tecniche di pesca a ninfa, del resto ampiamente trattate in molti numeri della rivista, cercherò solo di illustrarvi le caratteristiche peculiari della pesca con linee ultraleggere, unendo qualche suggerimento per rendere la vostra azione di pesca la più efficace possibile.

Pesca a brevi distanze

E' sicuramente la più facile, ma anche quella dove l'utilizzo di una linea ultraleggera offre meno vantaggi, perché la porzione di coda fuori dagli anelli è minima e l’effetto dragaggio trascurabile. Pescando corto si possono utilizzare tutte le linee sopra descritte, ma la scelta di un finale da 4 o 5 metri fissato ad una coda del 3, permette di passare dalla pesca a ninfa a quella a secca o sommersa, senza dover stravolgere la montatura. L'azione di pesca è quella classica, dove, di fatto, il lancio non è che un ribaltamento degli artificiali a fine passata da valle a monte, cosa che rende abbastanza facile l’inserimento di due o tre artificiali, a patto di mantenere movimenti abbastanza fluidi. L’utilizzo di una linea ultraleggera, ci favorirà soprattutto nelle giornate ventose, dove la minor resistenza del monofilo aumenterà la nostra sensibilità alle abboccate.

Pesca a distanze medie

Per distanze medie, intendo fino ad una decina di metri, condizione ideale per monofilo e finale da surf casting seguite o per le code leggerissime. Se siete ai primi passi con questa tecnica, vi consiglio di iniziare con una coda molto leggera, che avendo comunque un certo peso vi permetterà di utilizzare anche ninfe molto leggere, ma anche mosche sommerse o secche se la vostra tecnica di lancio è buona. Anche i finali da surf casting che, vi ricordo, vanno fissati sempre con il diametro inferiore congiunto alla coda o al backing, permettono, grazie alla loro rigidità, di adoperare imitazioni molto leggere.

Pescando da una posizione sopraelevata si riesce ad allungare il lancio non di poco
Pescando da una posizione sopraelevata si riesce ad allungare il lancio non di poco

In assenza di vento provateli per pescare con secche e sommerse, il dragaggio sparirà quasi magicamente.

Normalmente il diametro dei finali da surf varia abbastanza bruscamente a circa metà lunghezza: per migliorare lo shooting, senza perdere i vantaggi offerti dalla rigidità del nylon di diametro maggiore, accorcio la parte più grossa a circa tre metri, lasciando intatta quella più sottile.

Ricordatevi che pescando a distanze medie o lunghe, diventa importante stirare spesso la linea. Contrariamente a quanto molti pensano, scaldare il nylon per attrito mentre lo stiriamo, peggiora anziché migliorare il risultato. Il modo migliore per eliminare le spire, è impugnare saldamente in nylon tra le mani, tenendole a circa un metro di distanza l'una dall'altra ed esercitare una trazione forte e costante, ripetendo poi l'operazione con il tratto successivo. Per quanto possibile lo sfregamento va evitato, ricorrendovi esclusivamente in caso di nylon molto rigidi oppure di diametro molto grosso.

Pesca a distanze lunghe

In questo caso all’uso di linee leggere o meglio leggerissime, conseguono enormi vantaggi, ma, allo stesso tempo, numerose difficoltà. La prima la incontreremo nel lancio, dove, per raggiungere buone distanze utilizzando il monofilo, dovremo affidarci esclusivamente al peso della ninfa o delle ninfe.

Ovviamente, per lanciare più lontano, basterà aumentare il peso dell'artificiale. Ma pescare temoli invernali con una ninfa montata su amo #8, magari appesantita da una pallina in tungsteno da 5 millimetri, non sempre è la scelta più efficace e, per aumentare il peso utile per il lancio, mantenendo le dimensioni dei singoli artificiali entro limiti realistici, conviene utilizzare finali con due o tre ninfe. Questo complica, e non di poco, il lancio, facendo crescere in modo esponenziale la possibilità di grovigli. A meno di non possedere una tecnica sopraffina, limitatevi a due ninfe, numero che, d’altra parte, è il massimo consentito in molti fiumi. I falsi lanci sono da evitare ed il modo più semplice per lanciare le vostre ninfe sarà tener fuori dalla canna circa tre metri di filo e imprimere al vettino una traiettoria semicircolare all'indietro seguita da un breve stop prima del lancio in avanti, evitando brusche accelerazioni. Appena le ninfe toccano l'acqua, con la mano sinistra mettete in tensione la linea, poi alzate dolcemente il vettino per staccarla dalla superficie ed infine seguite la passata, tenendo d'occhio il segnalatore.

Quando pescate a lunghe distanze, ricordate, durante il recupero, di raccogliere il filo in spire ordinate, tenendolo tra le dita della mano sinistra. Lasciare il filo in balia della corrente, soprattutto nei giri d'acqua, è il modo migliore di ritrovarsi con nodi indistricabili che, quasi sicuramente, vi obbligheranno a sostituire tutta la linea. Come già detto, il monofilo va sostituito appena compaiono spire ribelli: i grovigli si formano sempre nei momenti meno adatti, ad esempio quando abbocca il pesce della vita, o quando il nostro compagno di pesca sta riprendendoci mentre recuperiamo un grosso pesce. Se non volete finire in analisi, non siate pigri ed adeguatevi alle "fatiche" che questa pesca richiede, ne sarete abbondantemente ricompensati.


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