La pesca a mosca è una disciplina viva e in continua evoluzione. C’è un continuo fermento, una costante ricerca dell’innovazione. Quasi ogni giorno ci vengono proposte novità irrinunciabili. Certo, come in tutte le attività umane c’è sempre un po’ di fuffa in giro. I commercianti devono vendere i loro prodotti, le aziende devono incrementare il fatturato e, naturalmente, ogni singolo pescatore a mosca ha qualcosa da insegnare agli altri. Qualcosa che solo lui ha capito. O almeno così pensa. Parafrasando un vecchio film: “è la pesca a mosca, bellezza, e tu non puoi farci niente”
Se ci pensate bene, ci sono però alcuni aspetti reali e interessanti dell’evoluzione. Prendiamo la costruzione: oggi esistono molti materiali sintetici nuovi che fino a non molti anni fa non erano disponibili. Anche quelli naturali sono migliorati o, almeno, è più facile trovarne di buoni. Sono selezionati, geneticamente affinati, tinti professionalmente in mille sfumature diverse (che è molto comodo, ma non sempre la scelta migliore. E’ interessante sperimentare e importante controllare di persona il bagno nel colore. Ma io sono un vecchio fanatico delle tinture e non è il caso di darmi spago sull’argomento). Gli attrezzi da costruzione sono molto migliorati: oggi sono veri e propri strumenti chirurgici prestati al fly tying. Ci sono pinze, morsetti e forbici per ogni esigenza.
Inoltre, se ci pensate bene, la tecnologia ci ha permesso di studiare meglio gli insetti che vogliamo imitare. Chiunque è in grado di fotografare un insetto e studiarlo per poi riprodurlo con assoluto realismo e precisione. Possiamo filmare la metamorfosi di un’effimera da ninfa a subimago direttamente sul fiume e poi guardare il video a casa mentre progettiamo la nostra prossima imitazione.
Se ci pensate bene, è un periodo grandioso per essere un costruttore.
Ciononostante, non ha senso dimenticare tutto il lavoro che è stato fatto in passato. Dopotutto, anche con ami più pesanti di quelli attuali, senza materiali sintetici di ogni trama e colore e facendo affidamento, nella maggior parte dei casi, solo sulla propria vista per studiare gli insetti in acqua, i pescatori a mosca sono sempre riusciti a catturare pesci.
Vale quindi la pena, mi pare, studiare i vecchi dressing. A volte ci danno lo spunto per le nostre “micidiali” invenzioni.
Altre volte meritano di essere riprodotti così come sono stati concepiti perché, tocca ammetterlo, capita che l’idea buona l’abbia avuta qualcun altro prima di noi. Succede, non è un dramma.
La maggior parte delle volte, però, studiando le vecchie ricette, ci basterà aggiornare un po’ la scelta dei materiali. E’ una cosa un po’ delicata, da fare con intelligenza. Si tratta di capire, in fondo, se certe scelte sono state fatte per mancanza di alternative o se quel pelo indicato, quella specifica piuma, sono proprio il segreto del successo. Un esempio su tutti: la Peute. Potete provare qualunque altra piuma al posto di quella del petto di germano femmina, non avrà mai lo stesso potere catturante. In Italia la Peute è ben conosciuta: ha goduto di buona e ampia pubblicistica. Ci sono però tante altre mosche, catturanti e conosciute all’estero, che non sono altrettanto note nel nostro paese. Vecchie glorie un po’ dimenticate.
Ecco a voi, quindi, tre mosche che hanno qualche annetto, ormai. Sono semplici da assemblare e hanno una storia, una loro credibilità costruita su ogni pesce che hanno catturato. Trota dopo trota, temolo dopo temolo.
Orange Otter
La Orange Otter ha una solida fama come catturatrice di temoli nel periodo autunnale. E’ una creazione di Edward Powell, noto flyfisherman dello Shropshire (GB), scomparso nel 1972. Probabilmente la sua mosca più famosa. Io l’ho utilizzata spesso anche in estate pescando trote, con ottimi risultati, ma voi non dimenticate mai: autunno, temoli, Orange Otter. La ricetta originale prevede che il corpo sia in pelo di lontra color biscotto, preso dalla zona del collo, lasciato a bagno per una notte in acido picrico e poi fatto bollire per alcuni minuti in una soluzione composta dallo stesso acido picrico con aggiunta di acqua e di inchiostro rosso. Tutto in parti uguali. Una alternativa più praticabile è una miscela di pelo di foca arancio (3/4) e rosso (1/4). Soluzione ancora più facile: un dubbing sintetico color arancio caldo, tendente al rosso. Tutto dipende, come ho scritto prima, da quanta importanza deciderete di dare al materiale (lontra) o al colore. In ogni caso, oggi non è necessario ricorrere all’acido picrico per tingere il pelo: ci sono molte ottime tinture.
Infallible
Imitazione inglese di Baetidi di colore scuro. Ci sono due stili distinti di costruzione per questa mosca. Quella che vedete in foto è realizzata come una classica dry fly ma si può montare, e molti lo preferiscono, in stile wet, con il collarino inclinato indietro. Il corpo è realizzato in pelo di talpa montato su filo di montaggio rosso che sbuca in prossimità della coda. Sia secca che sommersa è una mosca molto catturante e semplice da costruire.
Amo: #14 Coda: gallo grigio scuro Corpo: pelo di talpa su filo rosso, che si intraveda vicino alla coda Hackle: gallo grigio scuro
John Storey
John Storey era un guardiapesca dello Yorkshire, vissuto a cavallo fra otto e novecento. La mosca che porta il suo nome veniva originariamente montata con l’ala rivolta indietro, stile wet fly. La variante con cui è più conosciuta oggi, con l’ala spinta in avanti, è stata introdotta dal figlio. E’ un ottimo attractor da usare soprattutto in estate, almeno dalle nostre parti. La coda non è prevista dalla ricetta originale, ma ci pareva che stesse bene e i pesci non hanno protestato, almeno fino ad oggi.
Amo: #14 Corpo: peacock tinto bronzo Hackle: gallo rosso scuro Ala: mallard
(*) Nota sull’autore
Massimiliano Mattioli, classe 1964, di professione editore. E’ anche autore, traduttore e, con lo pseudonimo di Fortebraccio, fotografo. Pesca a mosca fin da bambino, in ossequio ad una tradizione familiare. A partire dagli anni ’90 ha allargato il suo orizzonte editoriale per includere il flyfishing fra i suoi obiettivi professionali. Sue sono le traduzioni in italiano di:
Emegenti di Swisher e Richards (1996); Nuove tecniche di costruzione di O. Edwards (1998); La precisione nel lancio di J. Wulff (1999);
Nel 2000 ha fondato la rivista “Sedge & Mayfly – il piacere della pesca a mosca” della quale ha assunto la direzione editoriale, continuando sempre a curare personalmente la pubblicazione di libri dedicati alla pesca a mosca, come:
Pescare a ninfa di G. Re; Microchenille & C di M. borselli; Il Black Bass di P. Pacchiarini; Il luccio di P. Pacchiarini; Manuale del moderno costruttore di mosche artificiali di Federighi- Nocentini; La ninfa di S. Soldarini; Fly Tying – il grande libro del costruttore di mosche artificiali di A. Quazzo
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