Questo articolo è stato pubblicato sul n. 68 di Sedge & Mayfly

scarpantibus

Di Armando Quazzo

Autore del libro "Fly Tying - il grande libro del costruttore di mosche artificiali (lo trovate qui)

Scarpantibus; flyfishing; fly tying; mosca; mosche artificiali; pesca a mosca
Scarpantibus

 

È oggettivamente difficile comprendere le ragioni del successo di una mosca artificiale e – quando si parla di mosche da temolo – il compito diventa davvero impossibile. Questo pesce era l’unico ammesso sulla tavola di Lucullo e deve il suo nome dalla fragranza di timo che emette non appena sollevato dall’acqua. Non teme la presenza dell’uomo e questa sua caratteristica singolare permette al pescatore di avvicinarlo più di qualsiasi altro pinnuto, con il risultato di lasciare pochissimi alibi alla presentazione, ai dragaggi, alle correnti che si incrociano e modificano la naturale traiettoria dell’artificiale. È un maestro di selettività che riesce a discernere la nostra offerta con puntualità impressionante: è capace di venire ad osservare con curiosità ogni singola mosca che abbiamo la pazienza di presentargli, di avvicinarsi ad essa con determinazione e di rifiutare sdegnoso ogni profferta. Se non si riesce ad ingannarlo, il motivo risiede  quasi sempre in due fattori errati: filo (diametro/ visibilità), oppure mosca (forma, taglia o colore).

Come noto, non sappiamo quasi nulla di come i pesci percepiscano i colori (gli unici studi con valore scientifico si riferiscono a pesci allevabili come i salmoni), ma – scartabellando fra le imitazioni europee di maggiore successo – si percepisce una evidente deriva verso il colore viola a riprova della sua dimostrata efficacia.

Le teorie si sprecano. C’è chi sostiene che il colore viola, essendo più vicino alla zona ultravioletta, sia percepito in maniera differente e stimoli il pesce all’abboccata, altri ritengono che il minore utilizzo statistico di tale colore nella confezione delle mosche, incuriosisca maggiormente il nostro opponente. Non c’è modo per accettare o confutare queste teorie e l’unico approccio possibile resta quello empirico: se molti pescatori di successo lo utilizzano, è bene tenerlo in considerazione ed usarlo nella confezione di mosche specificamente impiegate per l’amato timallide.

Una mosca di sicuro successo è la Scarpantibus, un artificiale degli anni ’80 il cui nome è associato alla nota trasmissione radiofonica Alto Gradimento. Scarpantibus è una delle invenzioni più memorabili del quartetto Arbore - Boncompagni- Marenco- Bracardi, e la sua identità sfuggente viene rivelata solo alla fine: un uccellaccio scoperto nelle foreste del Nicaragua con scarponi militari senza lacci e pelacci sulle gambe…

Nella sua identità di mosca, la Scarpantibus possiede un butt di pavone, un corpo realizzato in seta viola, una singola ala in polipropilene (originariamente realizzata in pelo di coda di vitello, poi sostituita con il materiale sintetico per praticità e velocità di confezione) ed un’hackle di gallo colore marrone. La sua evidente semplicità, nasconde due punti di forza: il colore viola che i temoli sembrano apprezzare  ed un’ala bianca molto visibile che permette al pescatore di scorgere l’esca anche a notevole distanza e pur nel rispetto delle esigue proporzioni che le mosche da temolo richiedono. A ben guardare, anche il butt di pavone rappresenta un elemento apprezzabile, la sua forma infatti, potrebbe rappresentare l’addome di una formica alata, cibo che i temoli prediligono durante il periodo estivo. 

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Due rocchetti di seta Gossamer, uno viola Scarpantibus ed uno di colore vinaccia, utilizzata per la variante denominata Barbera

Il montaggio è semplice e spedito. Si parte dal butt di pavone, avendo l’accortezza di avvolgere le poche fibre utilizzate, arrotolandole attorno al filo di montaggio per ottenere una ciniglia robusta che non si sfaldi alla prima abboccata. Si prosegue fissando l’ala in polipropilene, l’hackle e creando una base uniforme sulla quale avvolgere la seta viola per creare il corpo sino a ridosso dell’ala, sollevando poi quest’ultima in posizione verticale con alcune spire di filo di montaggio. L’hackle è avvolta in spire pari di fronte e dietro l’ala e fissata con l’usuale sistema del bloccaggio prima in avanti e poi all’indietro, per rendere la legatura più robusta.  Il solito nodo di chiusura rinforzato da una goccia di collante e la rimozione dell’eccedenza dell’hackle, concludono l’assemblaggio. In sintesi è una mosca estremamente facile da confezionare anche per chi non è particolarmente avvezzo alla costruzione degli artificiali, che , oltre alle enormi soddisfazioni con il temolo, vi sorprenderà anche d’estate per la pesca alla trota durante lo sciamare delle formiche alate. La dimensione dell’artificiale è quella giusta e la sua estrema visibilità la trasforma in un vero asso nella manica per i pomeriggi assolati quando una formica alata ben presentata è la carta vincente per convincere una trota riottosa all’abboccata (e non si dimentichi che quando ci sono le formiche alate, il pesce non si lascia sedurre da null’altro).La Scarpantibus era stata affiancata anche dalla variante “Barbera” che manteneva gli stessi componenti, a parte un corpo realizzato in seta colore vinaccia: nonostante la somiglianza estrema, la Barbera non ebbe mai il successo della sorella violacea (non si sa se per oggettivi motivi di derivazione cromatica oppure se per semplice scarso utilizzo da parte dei pescatori). Il montaggio originale prevedeva un amo Mustad 94840 che si può egregiamente sostituire con un moderno amo da mosca secca (possibilmente barbless per arrecare il minor danno possibile alla delicata bocca del temolo) e l’uso di seta Pearsall’s viola non solo per la confezione del corpo, ma per il montaggio dell’intero artificiale. Questa seconda prescrizione è stata utilmente superata con l’avvento di fili di costruzione sottili, robusti e piatti nell’avvolgimento che ci consentono di realizzare mosche molto più robuste e mantenere gli ingombri al minimo. Per chi volesse, tuttavia, ispirarsi alla versione originale, queste sono le uniche variazioni rispetto alla ricetta storica.

Un avvertimento valido per questo artificiale così come per la stragrande maggioranza degli artificiali da temolo: mai eccedere nelle spire di hackle, inserendone il minimo indispensabile per garantire un decente galleggiamento. La Scarpantibus pesca nel film dell’acqua e non deve galleggiare come un tappo di sughero; pertanto tre – quattro spire di hackle di gallo (anche di qualità non eccelsa), unitamente ad un amo con filo sottile, un’ala di polipropilene ed una generosa immersione in silicone assicurano alla mosca sufficiente galleggiamento e visibilità. 


 Scarpantibus: la ricetta

amo     mosca secca #18 – #22

 

filo di montaggio nero

 

butt fibre di piuma della coda di pavone (herl)

 

corpo seta o floss viola

 

ala polipropilene bianco

 

hackle gallo rosso - marrone

 

 

 

 


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