l'assetto in acqua

Di Massimiliano Mattioli (*) vedi a fondo pagina


Circolano molti luoghi comuni, nel mondo delle mosche artificiali, e non tutti sono corretti. Uno dei più diffusi vuole una netta separazione fra artificiali impressionistici e imitativi. Escludendo, naturalmente, i modellini costruiti con finalità diverse dalla pesca e che svolgono una loro funzione indiretta e importante dal punto di vista della ricerca e dello sviluppo, dobbiamo ammettere che la qualifica di “imitativa” è quantomeno tirata per i capelli, parlando di mosche artificiali. Voglio dire: guardate attentamente la migliore delle vostre mosche secche. Quella che conservate con ogni cura nella fly-box in attesa di una situazione veramente difficile, di quel momento e di quel pesce col quale il vostro artificiale potrà fare la differenza. Guardatela attentamente e poi confrontatela con l’insetto alato che dovrebbe così precisamente imitare. Siamo onesti: le assomiglia tanto quanto Brad Pitt assomiglia a, diciamo, ma è solo un esempio fra tanti,  Stefano Giovanardi. In fin dei conti, stiamo parlando di due esseri umani, di sesso maschile e che hanno superato i cinquanta. Entrambi hanno a che fare con la pesca a mosca: uno è un grande pescatore e l’altro ha interpretato il ruolo di un grande pescatore al cinema. Nonostante tutti questi punti di contatto, scommetto che nessuno, fra noi, li definirebbe esattamente somiglianti. Eppure, sono molto più simili di quanto lo sia una mosca finta rispetto ad una vera effimera. La verità è che tutti i nostri stili di costruzione nascono e si sviluppano in base ad una esigenza molto diversa rispetto alla mera somiglianza: il galleggiamento. Il colore, le dimensioni e l’assetto in acqua sono tutto ciò che possiamo, realisticamente, pensare di imitare. Ora, noi sappiamo che l’assetto della mosca in acqua varia in funzione di due variabili: la forma dell’insetto naturale (quindi la specie) e il suo stadio di evoluzione.

In linea generale, l’effimera adulta tende ad apparire più alta, sull’acqua, rispetto, ad esempio, ad un tricottero. Questo per due motivi. In primo luogo l’effimera ha lunghe code e un lungo addome che costituiscono una buona base d’appoggio sulla superficie dell’acqua. Le code, anche se sottili, sono lunghe, aperte a ventaglio e mantengono una buona impermeabilità. L’insetto tende ad appoggiarsi maggiormente sul posteriore, cioè sull’addome. Avete presente la forma arcuata che assume il corpo dell’effimera mentre galleggia? Inoltre, le ali verticali contribuiscono ad aumentare la sensazione di distanza dall’acqua. I tricotteri, al contrario, sono sprovvisti di lunghe code, il corpo è più tozzo e le ali sono tenute, a riposo, orizzontali lungo il corpo. La sensazione che trasmettono è quella di un insetto che rimane molto basso sulla superficie dell’acqua. I plecotteri, dal canto loro, hanno un assetto simile a quello delle sedge con in più la caratteristica, dominante, di non schiudere in acqua. Come sappiamo, la schiusa avviene su rocce o rami affioranti. I plecotteri, in generale, sono pessimi nuotatori il che li accomuna alla maggior parte dei terrestrial. Se si vogliono imitare efficacemente questi ultimi, bisogna sempre evitare di costruire artificiali che galleggino troppo bene o molto alti sulla superficie. Devono dare l’impressione di insetti intrappolati nella superficie e sempre sul punto di affogare. Quindi è evidente che, al momento di scegliere la mosca da legare al finale dobbiamo essere consapevoli dell’assetto che il nostro artificiale assumerà in acqua. Proviamo quindi ad esaminare alcuni esempi di montaggio in base a questo elemento.

Foto 1
Foto 1

 

Mosca secca tradizionale con hackle: è un montaggio che imita l’insetto alato, sia la dun che lo spinner. Il corpo non dovrebbe toccare l’acqua (foto 1) e l’artificiale si mantiene in equilibrio grazie a hackle e coda. Anche se apparentemente semplice, rispettare le corrette proporzioni durante la costruzione non è così scontato. Vale la pena di osservare, sfruttando le immagini della mosca che si appoggia sull’acqua, che la ricerca di fibre di gallo sempre più rigide cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni, non porta un grande vantaggio alla costruzione. Le fibre devono essere abbastanza elastiche da flettersi sulla superficie senza romperla. In ogni caso, l’equilibrio è destinato a rompersi, prima o poi, a causa delle increspature sulla superficie dell’acqua, delle correnti  e dell’implacabile azione di disturbo del finale. La mosca tenderà comunque ad appoggiarsi maggiormente sulla superficie e troverà un nuovo equilibrio quando il corpo si appoggerà sull’acqua. 

foto 2
foto 2

 

La (foto 2) mostra lo stesso artificiale visto da sotto la superficie. Non guardate la parte superiore della mosca, quella che emerge, che risulta sfalsata dalla prospettiva e concentratevi su quello che ha forato la superficie. Poche fibre di hackle, la punta dell’amo e qualche fibra della coda. Non dimentichiamo che con questo artificiale vogliamo rappresentare una effimera adulta che galleggia sopra la superficie, senza esservi intrappolata. 

foto 3
foto 3

 

 

Nella (foto 3) possiamo invece osservare il galleggiamento di una sedge con corpo in palmer. E’ interessante notare come la mosca sembri bassa sull’acqua, in virtù delle ali a capanna. In realtà il corpo vero e proprio della mosca è ben lontano dalla superficie e questo aiuterà il galleggiamento.

foto 4
foto 4

 

La (foto 4) mostra una spent che si è appena appoggiata sull’acqua. Le hackle, in questo modello, sono in gallina. Più morbide di quelle di gallo, ci aiuteranno a posare le ali sulla superficie con delicatezza. La spent offre un’ampia superficie di appoggio sull’acqua, grazie alle ali, ed è proprio questo che favorisce il galleggiamento, almeno in acque calme. per questo è importante che la posa sia delicata e che la mosca abbia il tempo di adagiarsi sulla pellicola superficiale 

foto 5
foto 5

 

 

Visto da sotto (foto 5) il nostro artificiale risulterà ben visibile e assolutamente caratteristico. Questa è una delle ragioni fondamentali del grande successo che hanno le spent nei confronti dei pesci. L’altra ragione è che si tratta di una preda inerme e quindi facile da catturare. 

foto 6
foto 6

 

La (foto 6) mostra la suggestiva capacità della tensione superficiale di adeguarsi ai corpi che galleggiano senza rompersi. Notate come le hackle superiori, inutili per il galleggiamento e per i pesci, risultano invece comode per la visibilità da parte del pescatore.

foto 7
foto 7

 

 

Il montaggio parachute su amo curvo, in questo caso una klinkhamer, è particolarmente indicato per realizzare emergenti ancorate al di sotto della superficie e in fase di schiusa (foto 7). Come potete vedere il corpo risulta completamente sommerso e la forma dell’amo replica abbastanza fedelmente la posizione dell’insetto naturale. Anche la punta dell’amo, punto critico di qualunque imitazione, ha un aspetto più armonioso nel contesto dell’artificiale. 

foto 8
foto 8

 

 

Se andiamo ad esaminare la parte superiore della mosca (foto 8) vediamo che il collarino viene sfruttato completamente per avere un appoggio sull’acqua.

Il classico ciuffo in poly, poi, spicca molto bene sulla superficie offrendo uno spot facile da seguire con lo sguardo per il pescatore. 

foto 9
foto 9

 

 

In questa immagine possiamo vedere una pupa di sedge emergente. il corpo in antron ribaltato in avanti ha un effetto molto realistico e invitante (foto 9) e anche in questo caso la mosca dovrebbe lavorare a stretto contatto con la superficie.

A differenza dei modelli visti nelle pagine precedenti, però, il montaggio non prevede parti emerse,  a meno di esagerare con il pelo di cervo. La corrente, poi, lo staccherà presto dalla superficie e la mosca lavorerà qualche centimetro sotto.

Quando si è in pesca, va considerato e pescato come un artficiale sommerso.

foto 10
foto 10

 

 

Come ho scritto in apertura, i terrestrial dovrebbero sempre galleggiare male e trasmettere l’impressione di essere sul punto di affogare. Questa ape in microciniglia (foto 10) si appoggia decisamente sulla superficie, grazie anche alle hackle splittate che contribuiscono, con la ali, alla stabilità dell’assetto.

 

Vista da sotto la superficie, vi sono abbastanza parti sommerse da rappresentare un insetto in difficoltà pur garantendo a noi, allo stesso tempo, una lunga passata con una mosca di superficie.

foto 11
foto 11

 

Concludiamo questa panoramica con una effimera split hackle, montaggio che consente, come abbiamo detto, grande stabilità di assetto. Anche in presenza di evidenti errori costruttivi, come nel caso di questo artificiale (foto 11) le cui ali asimmetriche farebbero rovesciare su di un fianco un artificiale costruito con collarino tradizionale, il taglio della parte inferiore della hackle (split) permette un corretto posizionamento in acqua (Un modo per rimediare ad un assemblaggio frettoloso). In questo caso, avendo optato per uno split ampio, di 180°, il corpo della mosca si adagia completamente sull’ acqua. Con uno split più stretto, si può ottenere ugualmente grande stabilità con il corpo staccato dalla superficie


Estratto dell'articolo pubblicato sul n. 76 di S&M


(*) Nota sull’autore

Massimiliano Mattioli, classe 1964, di professione editore. E’ anche autore, traduttore e, con lo pseudonimo di Fortebraccio, fotografo. Pesca a mosca fin da bambino, in ossequio ad una tradizione familiare.  A partire dagli anni ’90 ha allargato il suo orizzonte editoriale per includere il flyfishing fra i suoi obiettivi professionali. Sue sono le traduzioni in italiano di:

Emegenti di Swisher e Richards (1996); Nuove tecniche di costruzione di O. Edwards (1998); La precisione nel lancio di J. Wulff (1999);

Nel 2000 ha fondato la rivista “Sedge & Mayfly – il piacere della pesca a mosca” della quale ha assunto la direzione editoriale, continuando sempre a curare personalmente la pubblicazione di libri dedicati alla pesca a mosca, come:

Pescare a ninfa di G. Re; Microchenille & C di M. borselli; Il Black Bass di P. Pacchiarini; Il luccio di P. Pacchiarini; Manuale del moderno costruttore di mosche artificiali di Federighi- Nocentini; La ninfa di S. Soldarini; Fly Tying – il grande libro del costruttore di mosche artificiali di A. Quazzo

 


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