dodici ninfe per il temolo

A cura di Massimiliano Mattioli (*) vedi a fondo pagina

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C’è un elemento che caratterizza il mondo della pesca a mosca con la ninfa, oggi, ed è la sterminata offerta di artificiali e di modelli di ninfe, tutte realizzabili  in infinite varianti di taglia e colore. E’ difficile per chiunque, davanti a questa immensa distesa di ami, fili, peli e palline, fare delle scelte razionali e funzionali alla pesca. Passiamo ore e ore al morsetto modificando i pesi e abbinando i colori, cercando nuovi contrasti (spesso minimi e a volte improbabili) ossessionati dal pensiero di trovarci in pesca sguarniti delle più elementari armi per affrontare la giornata. Per chi pesca con le tre ninfe, poi, il problema cresce ulteriormente. A seconda della montatura e della possibile disposizione sul finale, ogni ninfa deve essere costruita in almeno quattro taglie di ami, in altrettante taglie ma in versione jig e, ovviamente, in numero di quattro o cinque esemplari per ogni taglia (le probabilità di agganciare il fondo o un ramo sommerso e strappare sono alte e ogni strappo corrisponde a tre ninfe perse, potenzialmente). Fatto questo, si ricomincia con lo stesso modello modificando il peso (le variabili sono infinite quando affronti la colonna d’acqua e non c’è niente di più frustrante della sensazione di avere la ninfa giusta e di non riuscire ad entrare in pesca perché è troppo pesante o troppo leggera. Non abbiamo tutti la prontezza e l’esperienza per trovare una soluzione al volo sul fiume, meglio pensarci a casa). Tutto questo, per ogni singolo modello di ninfa. E di modelli, come abbiamo detto, ce ne sono migliaia in circolazione. Ognuno dei quali, manco a dirlo, infallibile e irrinunciabile.

Il rischio vero, a voler seguire tutte le mode e le scoperte del momento, è di non riuscire più a fare i pochi passi che separano la nostra auto dal fiume, schiacciati a terra dal peso del gilet. Per cercare di risolvere la situazione abbiamo deciso, qui in redazione, di confrontarci liberamente e di indicare, ognuno di noi, le ninfe più redditizie per la stagione autunnale. E’ una cosa che avevamo già fatto, in passato, con risultati più che soddisfacenti.  Per restringere la scelta, ci siamo posti altri due vincoli: ninfe da temolo (ovviamente) e di taglia piccola o medio/piccola. I risultati di questo confronto sono abbastanza interessanti: molti modelli sono risultati simili se non identici, comunque intercambiabili. I mix più gettonati sono quelli che uniscono materiali naturali e sintetici assieme. Tutti abbiamo qualche modello classico al quale non rinunceremmo mai. La Pheasant Tail, anche nelle sue varianti, è di gran lunga la favorita. La pettirosso è la ninfa che ha creato più discussioni. Piace a tutti, ma c’è chi la considera una ninfa da inizio stagione da costruire su taglie grandi (di fatto, una March Brown appesantita) e chi la usa tutto l’anno anche nelle taglie più piccole. Comunque, ne abbiamo selezionate dodici e ve le presentiamo . Consideratelo un canovaccio, un abbozzo di selezione suscettibile di integrazione e modifiche a vostro piacere. Un punto di partenza, in ogni caso.

La ninfa 1 è una tipica ninfa da temolo, con il tag rosso che, tradizionalmente, associamo a questo pesce. Naturalmente, funziona anche con le trote. Artificiale ottimo da bracciolo e, usato singolarmente, da ninfa a vista. La ninfa 2 si presta a vari gradi di appesantimento, a seconda di quanto piombo volete avvolgere sotto il corpo. Il consiglio è comunque quello di non esagerare, per non snaturare la silhouette e comprometterne il movimento. L’assenza di pallina e flash la rende adatta a pesci difficili: molto pescati e guardinghi. Ottima da usare singola, abbinata eventualmente ad uno strike indicator poco invadente. Oppure come ninfa di punta in una montatura a tre, per raggiungere i temoli più diffidenti. La ninfa 3 è una tuttofare da utilizzare in montatura con una o due altre ninfe. Può essere montata in tutte le posizioni, ma dà il meglio in acque mosse e se non si allontana troppo dalla superficie. La pallina non deve essere necessariamente in tungsteno. Se non volete prepararne con pesi differenti, potete usare una bead leggera e sfruttare il peso degli altri artificiali del set. La ninfa 4 nasce per essere utilizzata nella pesca a vista in acque cristalline. Per essere così piccola, affonda bene e la pallina nera sembra essere più adatta a vincere la diffidenza dei pesci difficili rispetto a quelle colorate. Se riuscite a seguirne la deriva, vi regalerà grandi soddisfazioni. Naturalmente, cattura anche nelle classiche montature da ninfa corta. Il torace rosa, così contrastante con il resto del corpo, costituisce un punto di attrazione molto importante ed è fondamentale che il dubbing crei dei flash di luce quando l’artificiale lavora poco sotto la superficie La ninfa 5 è una imitazione di tricottero (ma può essere scambiata anche per un chironomo e si possono creare interessanti varianti di colore, se si lavora in questa direzione) pensata per le acque mosse, da sola o in combinazione con altri artificiali più vivaci che assumano la funzione di attractor. La scelta di scendere così tanto lungo il gambo dell’amo ha lo scopo di nascondere l’amo stesso il più possibile. E’ una scelta poco ortodossa, ma funziona e l’addome in vinyl rib non compromette la ferrata. La ninfa 6 è una ninfa di superficie. E’sottile, leggera e, a suo modo, estremamente imitativa. E’ un artificiale che regala le più grandi soddisfazioni se fatto lavorare in dropper (trappolino), abbinato possibilmente ad una parachute simile come colore e taglia (è una ninfa davvero leggera, un buon parachute la sostiene senza difficoltà). Può fare davvero la differenza in presenza di pesci molto, molto sospettosi. In acque basse può essere usata efficacemente anche da sola: a vista e utilizzando la tecnica di Sawyer (ne parliamo fra un attimo) per animarla.

Ninfa 7: rigaggio in rame, dubbing riflettente, mylar per la sacca alare e pallina. Qualunque sia la luce in cui vi trovate a pescare, questa ninfa ne rifletterà almeno un po’. In più, coda e zampe aggiungono movimento. Ottima ninfa di punta, non è la più indicata con pesci difficili. La ninfa 8 è l’arcinota Pettirosso. Ridotta alla sua essenza è una March Brown in versione ninfa. Prende i pesci, tanti, sia nelle taglie grandi che in quelle medie e piccole. Come valore aggiunto, utilizza materiali naturali che a noi piacciono molto come il pelo di lepre e la pernice. Potete usarla sigolarmente o come ninfa di punta in una montatura a tre. Nelle taglie più piccole funziona benissimo anche su un bracciolo. E’ un artificiale irrinunciabile. La ninfa 9 è una Pheasant Tail. La ninfa ideata da Frank Sawyer è la capostipite delle ninfe moderne. Osservatela bene: linea slanciata e priva di fronzoli per favorire l’affondamento ed entrare subito in pesca. Il torace è formato da filo di rame (Sawyer non aveva a disposizione la nostra scelta di palline in tungsteno) per aumentare il peso dell’artificiale e garantirsi anche qualche bagliore. Tutto il resto del corpo è formato solo da barbe prese dalla coda del fagiano (maschio, possibilmente). E’ una ninfa che nasce per essere animata dal pescatore, secondo quello che viene chiamato, appunto, il metodo di Sawyer. Consiste nel far arrivare la ninfa fin davanti al muso del pesce in dead drift, per poi imprimerle, mediante una leggera trattenuta, un movimento a salire simile a quello di una ninfa di effimera che nuota verso la superficie per schiudere. Questa risalita è irresistibile, per le trote. I temoli sono di norma meno sensibili ai movimenti del nostro artificiale, spesso preferiscono una passata priva di sorprese ma, se fatta con criterio (movimenti controllati e precisi), la manovra di Sawyer riesce a stanare anche i timallidi più furbi. La ninfa 10 è una Red Tag. Anche questo artificiale non ha bisogno di presentazioni. Ottima ninfa da usare singolarmente o su bracciolo. La pallina argento le da una marcia in più, ci pare, rispetto alla classica oro. Sarà che ne vedono tante. Una buona variante prevede la pallina nera. Da evitare bead troppo colorate (arancio, giallo, rosso etc.). L’attenzione del temolo si deve concentrare sul tag rosso. La ninfa 11 l’abbiamo chiamata ATO perdigon. Il perdigon è un po’ la moda del momento. Nata in Spagna, questa tipologia di artificiali trae le sue origini dalla serie ATO di André Terrier: artificiali privati di qualunque orpello che possa rallentare l’affondamento come zampe e hackle (vi ricorda qualcosa?) e porta questo concetto alle estreme conseguenze. Il corpo della mosca diventa molto sottile con una conicità marcata al torace per chiudere con una pallina, di solito in tungsteno. Il tutto viene ricoperto con colla o smalto per favorire ulteriormente l’affondamento. Questo perdigon giallo è una sorta di trait d’union fra le mosche francesi di Terrier e quelle spagnole moderne. Potete anche aggiungere una codina gialla, se volete. Cattura comunque. La ninfa 12 è un perdigon vero e proprio. Corpo sottile, addome e torace in colori contrastanti, coda in gallopardo. Queste ninfe aiutano ad ottimizzare l’entrata in pesca quando si usano artificiali di taglia media o piccola. Penetrano e affondano subito, l’ideale per le tecniche di pesca a ninfa lunga, quando la passata è, per sua natura, breve.


(*) Nota sull’autore

Massimiliano Mattioli, classe 1964, di professione editore. E’ anche autore, traduttore e, con lo pseudonimo di Fortebraccio, fotografo. Pesca a mosca fin da bambino, in ossequio ad una tradizione familiare.  A partire dagli anni ’90 ha allargato il suo orizzonte editoriale per includere il flyfishing fra i suoi obiettivi professionali. Sue sono le traduzioni in italiano di:

Emegenti di Swisher e Richards (1996); Nuove tecniche di costruzione di O. Edwards (1998); La precisione nel lancio di J. Wulff (1999);

Nel 2000 ha fondato la rivista “Sedge & Mayfly – il piacere della pesca a mosca” della quale ha assunto la direzione editoriale, continuando sempre a curare personalmente la pubblicazione di libri dedicati alla pesca a mosca, come:

Pescare a ninfa di G. Re; Microchenille & C di M. borselli; Il Black Bass di P. Pacchiarini; Il luccio di P. Pacchiarini; Manuale del moderno costruttore di mosche artificiali di Federighi- Nocentini; La ninfa di S. Soldarini; Fly Tying – il grande libro del costruttore di mosche artificiali di A. Quazzo