La manutenzione del mulinello

di Mauro Mazzo


L'aumentata attenzione ad evitare spese inutili, ha portato molti di noi a prestare più attenzione alla cura delle cose che utilizziamo.

Questo vale per molti oggetti di uso quotidiano, ed anche per gli strumenti da pesca che, se fatti oggetto di una buona manutenzione dureranno molto a lungo.

Le attrezzature utilizzate nella pesca a mosca sono piuttosto semplici, se le paragoniamo a quelle utilizzate in altre tecniche, come ad esempio lo spinning, ma ciò non toglie che anche loro richiedano una manutenzione periodica.

Il mulinello è sicuramente il componente che ha più bisogno di attenzioni, anche se spesso viene considerato solamente un mero contenitore della coda di topo.

 

Iniziamo quindi con il passare in rassegna i punti da verificare, vedendo quale sia la manutenzione più adatta per far sì che rimangano sempre perfettamente efficienti.

La prima cosa da fare è dare una bella pulita al mulinello, immergendolo in acqua fredda, utilizzando, se non vogliamo vedere sulla superficie aloni dovuti a depositi di calcare, acqua distillata o demineralizzata.

Questa è un'operazione che andrebbe fatta sempre dopo un'uscita di pesca in mare, ed almeno ogni 5 o 6 uscite, se si pesca in acqua dolce.

 

Il mulinello va lasciato immerso in acqua per almeno una mezz'ora, e nel caso siano presenti tracce di terra, alghe o sedimenti, vanno rimosse utilizzando uno spazzolino con setole morbide 

Una delle prime regole per garantire una lunga durata al mulinello: allentare completamente la frizione quando lo si ripone
Una delle prime regole per garantire una lunga durata al mulinello: allentare completamente la frizione quando lo si ripone

Una volta asciugata la parte esterna, con uno straccio morbido oppure con una pelle di daino, separiamo la bobina dal corpo del mulinello.

Negli anni i progettisti per rendere solidali bobina e mulinello, si sono sbizzarriti in soluzioni quantomeno originali, e qui sotto troverete dei suggerimenti su come disassemblare quelle più comuni.

 

Nel caso la vostra non appartenga a nessuna tra quelle elencate, affidatevi o al manuale di istruzioni, oppure alla vostra fantasia.

Tappo a vite centrale che rimane attaccato alla bobina
Tappo a vite centrale che rimane attaccato alla bobina

Levetta o pulsante sulla bobina: è uno dei sistemi più semplici e probabilmente il più comune. La levetta va piegata e contemporaneamente si estrae la bobina tirandola verso l'esterno. Nel caso del pulsante lo stesso va premuto e contemporaneamente tirata la bobina verso l'esterno.

O-ring : E' uno dei più difficili da intuire. Non ci sono sistemi meccanici di sblocco perché la bobina è tenuta in sede grazie ad una guarnizione. Bisogna solamente tirare la bobina verso l'esterno con una certa forza. E' tipica, ad esempio, dei mulinelli Lamson-Waterworks.

Vite o tappo a vite centrale: in questo caso dovete svitarlo e spesso rimarrà attaccato alla bobina stessa. In questo caso una volta che la vite gira a vuoto bisognerà tirare la bobina verso l'esterno.

 

Vite centrale degli Hardy Perfect : Ne parlo perché se avete la fortuna di possederne uno, non vorrei lo danneggiaste, visto che utilizza un sistema abbastanza complesso.

Bisogna prima svitare la vite centrale ruotandola in senso orario, e poi svitare la bobina in senso antiorario.

Una volta separata la bobina dal mulinello, bisogna verificare che l'albero non presenti segni di ruggine, e che l'aggancio tra albero e bobina sia solido. Nel caso l'albero presenti piccoli segni di ruggine pulirlo con uno straccio imbevuto di Svitol o di WD 40, e nei casi peggiori passarlo con una carta vetrata molto sottile.

Se l'aggancio della bobina non fosse solido meglio invece rivolgersi ad un riparatore.

Nel caso dei mulinelli senza frizione, vi troverete davanti una lamella metallica comunemente chiamata cicalino, che serve a rallentare la velocità di srotolamento della bobina durante il combattimento con il pesce, ed ad una ruota dentata al centro della bobina. Prima di tutto vanno eliminati i vecchi residui di grasso,con un cotton fioc inumidito con acqua, e lubrificati nuovamente albero e corona usando olio paraffinico, che è l'olio utilizzato comunemente per lubrificare le macchine da cucire, oppure olio per armi.

Nel caso dei mulinelli con frizione interna in sughero oppure in altri materiali, al posto del cicalino, vi troverete davanti al disco della frizione.

 

Ricordatevi di tenerla regolata sempre sul minimo quando non utilizzate il mulinello.

Questo vecchio Hardy mostra segni di usura abbastanza evidenti sul guidafilo, che potrebbero danneggiare la coda di topo
Questo vecchio Hardy mostra segni di usura abbastanza evidenti sul guidafilo, che potrebbero danneggiare la coda di topo

Il sughero e gli altri materiali usati per frenare la corsa della bobina non vanno mai lubrificati ma solamente puliti, ed anche in questo caso, l'albero viene lubrificato con olio per macchine da cucire oppure con l'olio per armi.

Il terzo caso è quello di mulinelli con frizione sigillata, che spesso è utilizzata in quelli da mare. Non tentate di aprire il blocco frizione, ma anche qui limitatevi a una bella pulita, ed alle operazioni di lubrifica, che ho indicato poco sopra.

Una volta rimontata la bobina sul mulinello, andrà verificato il serraggio di tutte le viti, soprattutto di quelle che fissano il piede del mulinello al corpo dello stesso, e di quella su cui ruota l'impugnatura.

Non stringete troppo questa vite, perché andreste a rischio di bloccarne il rotolamento.

L'ultima cosa da verificare è il guidafilo, che va guardato con una lente di ingrandimento. Se presenta piccoli segni di usura sarà sufficiente qualche passata di carta vetrata molto fine, nel caso di incisioni più importanti andrà sostituito. Tenete presente che un guidafilo in cattivo stato rovinerà in meno che non si dica le vostre preziose code.

Come avete visto queste operazioni vi faranno perdere solo pochi minuti, ma allungheranno di molto la vita del vostro mulinello, e quindi cercate di vincere la pigrizia ed eseguirle con una certa frequenza


Estratto dell'articolo  pubblicato su Sedge & Mayfly n. 76


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