hillbilly

Di Armando Quazzo

Autore del libro "Fly Tying - il grande libro del costruttore di mosche artificiali (lo trovate qui)


Hillbilly variant pronte all'uso
Hillbilly variant pronte all'uso

Circa un secolo fa, discorrendo di mosche per la pesca in acque veloci con un amico americano, mi furono tessute le lodi di un artificiale semplice e – a detta del compianto Bob Phillip – particolarmente efficace. Si trattava della Hillbilly, mosca nata in Michigan e dal nome singolare - il termine viene infatti usato per definire con accezione spregiativa il montanaro rozzo - costituita da una coda in gallo marrone, un corpo in filato rosso con un butt di pavone, un ala in marmotta ed una  hackle marrone.

Mi venne anche suggerito di provarne una versione semplificata, realizzata con una hackle di gallo grizzly per schiarirne il colore e per sfruttare le doti di maggiore galleggiabilità della piuma e un essenziale corpo in dubbing giallo per imitare le piccole mosche della pietra a corpo giallo e – nelle taglie più robuste – anche le cavallette.  

La sperimentazione ebbe inizio. Le Hillbilly furono costruite in taglia dal #10 al #16, sia con corpo tradizionale sia nella variante gialla ed usate in patria ed all’estero con risultati incoraggianti.

Specialmente nelle acque montane, questo artificiale dà il suo meglio: grazie all’ala in marmotta, galleggia come un tappo ed è perfetto per sondare la superficie con lanci ripetuti alla ricerca della trota volenterosa.

In taglia #10 – #12, utilizzato nei sottoriva erbosi, è un’ottima alternativa alle cavallette tradizionali e soprattutto è semplice da costruire, caratteristica apprezzata molto da chi osa di più ed è disposto a sacrificare qualche mosca su rami o asperità varie, pur di far giungere l’esca in luoghi inesplorati.

 

Un fortunato giorno di pesca sul Germanasca a Massello, una Hillbilly su amo #14 venne apprezzata da più di una quindicina di trote: sembrava che non volessero altra mosca e – immolato anche l’ultimo artificiale superstite della pur nutrita scorta alla voracità delle abboccate, non riuscii ad ottenere risultati neppure lontanamente comparabili dalle altre sedge in pelo fra le quali potevo scegliere.

Hillbilly nella versione originale
Hillbilly nella versione originale

Come tutte le mosche, anche la Hillbilly ha i suoi segreti costruttivi che si sveleranno solo realizzandone un numero adeguato. Come afferma il costruttore statunitense A.K. Best, si sa come costruire una mosca solo dopo averne confezionato un centinaio di dozzine (si lascia al lettore il piacere della moltiplicazione).

L’ala in marmotta è il fulcro su cui ruota l’efficacia della mosca. Secondo il periodo dell’anno in cui il simpatico roditore è stato prelevato, la quantità di sottopelo presente (underfur) sarà maggiore o minore: per avere un’ala adeguata, è necessario divellere una parte dei peli più lunghi (e magari tenerli in serbo per altri usi come la confezione delle code), rimuovere il sottopelo corto e montare solo le fibre intermedie. Questa spogliazione ci assicura un’ala voluminosa, densa e nello stesso tempo non troppo ingombrante nel punto di montaggio.

La procedura di selezione del pelo inizia con il taglio dalla pelle in modo il più possibile ortogonale; poi, tenendo fra indice e pollice la base del ciuffo, si rimuovono i peli lunghi (anche noti come guard hair), si pizzica l’estremità di punta del ciuffo e si asportano i peli corti della base.

Per un risultato ancora più “pulito”, ci si può aiutare con un pettine a denti serrati od una spazzola fatta con un pezzo di velcro per eliminare il sottopelo corto e con un pareggia pelo per allineare le punte del ciuffo. Personalmente ritengo che il sistema manuale sia sufficiente anche perché l’ala così confezionata rimane naturalmente rastremata verso l’estremità.

 

La semplicità costruttiva della Hillbilly è davvero notevole, come notevole è la sua efficacia ed i risultati che si ottengono. 

E' una mosca particolarmente adatta agli ambienti torrentizi
E' una mosca particolarmente adatta agli ambienti torrentizi

Nel montaggio si rivela una piccola malizia da costruttore. Le hackle sono avvolte e fissate in avanti con poche spire di filo di montaggio e l’eccedenza non viene recisa. Le stesse punte di hackle sono ribaltate all’indietro e viene formata la testa con altre spire di filo di montaggio. Il calamo è, quindi, prima bloccato in avanti e poi ribaltato all’indietro: ciò assicura definitivamente il punto di bloccaggio e permette di strappare la parte eccedente in tutta tranquillità. Il vantaggio evidente è

l’assoluta solidità del fissaggio che permette di rimuovere lo spezzone senza tralasciare residui e evitando l’uso delle forbici.  

 

Infine, visto che si tratta di un’esca da usare principalmente in acque mosse dalle peculiari caratteristiche di galleggiamento e visibilità (essenziali per la pesca a battere l’acqua), si ottiene un ulteriore vantaggio, trattando gli artificiali costruiti con gli appositi liquidi che si trovano in commercio. In genere, si tratta di soluzioni a base di silicone in cui immergere le mosche finite, per poi ripescarle con l’ausilio di una pinzetta e metterle ad asciugare prima dell’utilizzo. Il prodotto secca in alcune ore ed impermeabilizza la mosca meglio di quanto potremmo fare sul fiume con il silicone in pasta, liquido o spray. L’impermeabilizzazione non deve essere rinnovata (anzi, il contatto con altri prodotti può essere deleterio) ed in caso di cattura, sarà sufficiente risciacquare la mosca e seccarla con l’ausilio di un po’ di sali disidratanti o con della carta igienica. La differenza con il sistema di ingrassaggio tradizionale è davvero rimarchevole ed il risultato assicurato, specie con la Hillbilly.

Hillbilly Variant

Amo: mosca secca 10 – 16; filo: nero; corpo: dubbing giallo; ala: marmotta; hackle: grizzly e marrone; testa: filo di montaggio verniciato

 

 

Hillbilly originale

Amo: mosca secca 10 – 16; filo di montaggio: nero; coda: fibre di gallo marrone naturale; corpo: floss rossa e butt in pavone; hackle: marrone; testa: filo di montaggio verniciato

 

Come costruire la hillbilly variant: clicca sulla prima foto per ingrandire e leggere il testo


Questo articolo è stato pubblicato sul n. 67 di Sedge & Mayfly