la ventisei

Meno nota della serie “21”, la camola 26 è un jolly ancora insuperato, dopo oltre quarant’anni, per la pesca sotto la superficie nelle acque del Rienza e dell’Aurino. Una ricetta semplice, assolutamente efficace, e un doveroso tributo ad un grande pescatore.

È sempre un onore e una emozione rendere omaggio e ricordare un indiscusso maestro della pesca a mosca italiana. Poterlo fare, poi, senza ricorrere a generici attestati di stima, ma lasciando semplicemente parlare i fatti, diventa motivo di enorme piacere.

Per questo oggi, grazie anche all’incondizionata approvazione dell’editore, ho scelto di parlarvi, con un po’ di nostalgia ma con grande entusiasmo, di un artificiale di assoluto valore e del suo indimenticato ideatore. L’uomo è Antonio Castiglioni, valente pescatore, vivace e creativo costruttore, purtroppo scomparso nel 2006. La mosca è la sua geniale “camola 26”. 

 Il mio sodalizio con la camola, tuttora proficuamente attivo, nasce parecchi anni fa, in occasione di una gara nelle acque della Rienza, quando un amico me la consiglia spassionatamente, lasciandomi quasi intendere di avermi regalato un’arma invincibile e segreta.

Di segreto, come non tardai a capire, non c’era molto: l’efficacia della “camola 26”, soprattutto in acque come quelle, era già ben conosciuta nell'ambiente e tutti, non uno escluso, la utilizzavano copiosamente, sfruttandone ogni peculiarità. In effetti, l’invenzione della “camola 26”, risale alla metà degli anni sessanta, quando Antonio ideò una serie espressamente dedicata alla tecnica della camolera, in gran voga in quel periodo, ottenendo un enorme ed immediato successo. Comunque, superata la perplessità iniziale, decisi che poco importava che il mio segreto si fosse rivelato come quello di Pulcinella: la mosca aveva realmente una marcia in più e da subito ne riconobbi la grande potenzialità, tanto che da quel momento nella mia fly box ha sempre trovato spazio una piccola camola, compagna di pesca immancabile e privilegiata quando mi avventuro sul Rienza o sull’Aurino. Il colore che trovate rappresentato nelle fotografie a corredo del dressing è probabilmente quello che meglio si sposa con questo artificiale e che ne esalta maggiormente le doti, ma non lo definirei vincolante, anzi, la tonalità può subire delle variazioni, senza incidere in modo determinante sulla resa. A differenza di quanto avviene con altri dressing, le cui ricette dettano scelte precise anche in relazione al colore dei vari componenti, con il termine “26”, ci si riferisce più ad uno stile di costruzione che ad un unico e specifico modello.

Posso garantirvi che la resa di questo artificiale è ottima se usato come una normale sommersa ma, ovviamente, il mio primo consiglio è quello di saggiarne subito la proverbiale efficienza con la tecnica della pesca a ninfa, assicurandolo al bracciolo e sistemando in punta una ninfa dalle caratteristiche adeguate alla corrente. A rischio di essere tacciato di eccessive generalizzazioni – ma sono le evidenti e sperimentate doti della mosca che mi inducono ad affermarlo – vi suggerisco di affidarvi alla camola con generosità e nelle più svariate situazioni: spesso trote e temoli la troveranno irresistibile!

Sono pronto a scommettere che i successi arriveranno numerosi, così anche voi, insieme a me e ai molti che sicuramente non avevano bisogno di queste mie parole,  potrete ricordare il talento di un autentico protagonista del nostro sport.