Vista la buona accoglienza riservata all’articolo dedicato a chi si avvicina alla pesca a mosca, ho deciso di mantenere la stessa formula per rivolgermi, questa volta, a chi voglia provare l’emozione di catturare una trota con una mosca costruita con le sue stesse mani. Se desiderate approfondire l'argomento, non posso che consigliarvi (consideratelo l'undicesimo consiglio) il libro di Armando Quazzo "Fly Tying - il grande libro del costruttore di mosche artificiali". E'un manuale estremamente completo, che tratta tutti gli aspetti della costruzione, dalla scelta del morsetto aquella dell'amo, fino alla realizzazione di ogni possibile artificiale. Lo trovate qui.
Ecco quindi dieci consigli per iniziare a costruire
1- Comprate una buona attrezzatura
Per intenderci: con attrezzatura ci si riferisce agli utensili impiegati nella costruzione delle mosche. Piume, peli, dubbing, filati e ami sono materiali e ne parleremo fra un po’. L’attrezzatura comprende il morsetto, le forbici, il bobinatore, lo spillo di servizio, l’avvolgitore per le hackle, l’annodatore e svariati altri ammennicoli che presto o tardi riempiranno la vostra casa. Per questi strumenti, diversamente da quella che è l’opinione corrente, il mio consiglio è di comprare subito prodotti di buona qualità. Imparare ad assemblare correttamente una mosca è una cosa già abbastanza frustrante (ebbene sì, rassegnatevi. Le prime sedute al morsetto saranno faticose) senza bisogno di complicarsi la vita con un morsetto che non stringe l’amo o con un bobinatore che taglia il filo. Con attrezzi validi si lavora meglio, si impara più in fretta e, al limite, se proprio la costruzione non fa per voi, sono più facili da rivendere.
2- Moderatevi nell’acquisto di materiali
Abbiamo detto che i materiali sono le piume, i peli, i dubbing sintetici e naturali, i filati e gli ami. L’offerta del mercato è gigantesca, praticamente infinita. Ci vuole un po’ di tempo e di esperienza per imparare a distinguere e scegliere. Non abbiate fretta. Tanto, prima o poi, li comprerete tutti. Per i primi acquisti, fatevi consigliare da un amico o da un negoziante esperto. Meglio ancora, seguite il punto 3.
3- Muovetevi sulla base di un progetto
Un progetto, nel nostro caso, è una determinata mosca. Il modo migliore per imparare è affrontare la costruzione un modello alla volta. Scegliete un dressing facile e imparate a realizzarlo per bene. La F-Fly, ad esempio, può essere un’ottima base di partenza. Richiede pochi materiali (un amo, il filo di montaggio e un paio di piume di CDC), è semplice da realizzare e vi aiuterà a prendere confidenza con le basi della costruzione: fissare il filo sull’amo, posizionare un singolo materiale, eseguire il nodo di chiusura. Potete costruirne fino allo sfinimento, tanto le userete tutte, prima o poi. Quando avrete preso confidenza con il primo dressing, passate ad un altro, che preveda un passaggio in più (la coda, o le hackle). Come in tutte le attività manuali di precisione, la disciplina aiuta.
4- I corsi possono essere utili, ma non sono indispensabili
In effetti, tutti i migliori costruttori che conosco hanno iniziato da autodidatti. Attenzione: non sto dicendo che i corsi di costruzione sono controproducenti o nocivi, tutt’altro. Solo, non sono indispensabili. Se non potete o, per mille ragioni, non volete iscrivervi ad uno dei tanti corsi che i club organizzano, una o più volte all’anno, in tutta Italia, non dovete necessariamente accantonare l’idea di dedicarvi al fly tying. Forse, ci metterete un po’ di tempo in più. Forse, vi sfuggirà qualche trucchetto per velocizzare o migliorare il lavoro. Non importa, recupererete più avanti. Inoltre, fra libri, riviste, video e siti internet, possiamo avere i migliori maestri direttamente a casa nostra, in qualunque momento. In ogni caso, vale sempre la regola “mille volte meglio un buon libro di un mediocre insegnante”.
5- Studiate le proporzioni
Soprattutto nelle mosche secche, ma non solo, le proporzioni sono importanti. Fanno la differenza fra una buona mosca e un ciuffo di peli senza senso e costrutto. Armonia e proporzioni: il vero segreto.
6- Imparate a trovare i punti di appoggio
E’ difficile essere precisi quando si tengono le mani per aria, penzolanti nel vuoto. Per fissare bene qualunque materiale (e con bene intendo nel punto giusto e nel modo giusto) sul gambo dell’amo, dobbiamo trovare un punto fermo e stabile cui ancorare la nostra mano sinistra, evitando tremori e incertezze. A volte si può appoggiare il polso sulla testa del morsetto. In altri casi è sufficiente stringere fra pollice e indice, insieme al materiale, anche il gambo dell’amo. Si sfruttano certi punti di appoggio per montare le code e altri per fissare le ali. Studiateli, trovate quelli che vi aiutano a lavorare meglio e con più sicurezza e imparate a sfruttarli sempre. Le operazioni diventeranno più veloci e il montaggio riuscirà meglio. E’ una cosa sulla quale non si insiste mai abbastanza ma, se vi capita di osservare qualche professionista all’opera vi accorgerete che le mani vanno sempre a cercare un certo tipo di ancoraggio.
7- Una lama per ogni taglio
Le forbici sono un elemento essenziale e delicato della nostra attrezzatura. Vanno trattate con ogni riguardo. Quelle che si usano per i tagli di precisione non devono mai, assolutamente mai, essere usate per tagli grossolani o per materiali duri (come il tinsel, ad esempio). Ne consegue che dobbiamo averne sempre almeno due paia a nostra disposizione. Visto che le forbici di buona qualità costano, è meglio fare molta attenzione al loro utilizzo.
8- La ripetizione è la chiave del successo
Lo so, rifare molte volte la stessa mosca è, per molti di noi, una noia mortale. Io, ad esempio, reggo bene fino a quattro. La quinta replica mi fa già sentire come un condannato ai lavori forzati. Eppure, non c’è altro modo. Riprodurre infinite volte la stessa mosca ci farà diventare costruttori migliori. Non solo: ci sarà utile quando saremo a pesca. Avete presente quando arrivate a trovare, dopo un milione di inutili cambi, la mosca giusta? Quell’effimerina su amo del #16, con quella sfumatura di oliva nel corpo e tre (dico tre) giri di hackle brown? Ecco, ora immaginate di controllare dentro la scatola per verificare su quante scorte potete contare. Ci siete? Perfetto. Ora immaginate di scoprire che tutte quelle che avete sono, in un modo o nell’altro, diverse da quella che cattura. Una ha un tag fluo al posto della coda, un’altra ha 8 giri di hackle grizzly invece che tre brown. Una terza ha il torace in metalholoflashmylarainbowpoly anziché in pelo di coniglio light olive. Insomma: un’altra mosca uguale a quella che cattura non l’avete. Fare molte mosche tutte uguali è noioso. Ma fondamentale.
9- La tensione, questa sconosciuta
Tutto il processo di costruzione di una mosca artificiale si basa sul mantenimento della corretta tensione. Se stringiamo troppo, il filo si spezzerà o taglierà il materiale. Se stringiamo troppo poco, il materiale non sarà ben fissato e la mosca si sfalderà al primo lancio. Per di più, se durante l’avvolgimento non teniamo in tensione il filo, si sposteranno i materiali che abbiamo già montato. La tensione è tutto. Purtroppo ogni filo, ogni materiale, richiede una tensione diversa. Imparare ad amministrare la nostra forza richiede esperienza. Rassegnatevi al fatto che il filo si spezzerà infinite volte. Succederà anche dopo, quando sarete costruttori super esperti. Più raramente, ma succederà sempre.
10- Non si costruisce per risparmiare
A meno che non abbiate la cattiva abitudine di pasturare con le vostre mosche l’intero corso del Po, dalle sorgenti alla foce, ci vorranno anni per ammortizzare con i vostri consumi i costi che sosterrete in materiali e magici attrezzi da morsetto. Non è per questa ragione che si comincia a costruire. Lo si fa per avere una scusa per pensare alla pesca anche quando si è a casa, per l’emozione impagabile di catturare un pesce con una mosca fatta da noi, per la soddisfazione di poter studiare nuovi modelli o per avere a disposizione quelli che in giro non riusciamo a trovare. Lo si fa per mille motivi. Tutti validissimi. Non per risparmiare, quello no.
(*) Nota sull’autore
Massimiliano Mattioli, classe 1964, di professione editore. E’ anche autore, traduttore e, con lo pseudonimo di Fortebraccio, fotografo. Pesca a mosca fin da bambino, in ossequio ad una tradizione familiare. A partire dagli anni ’90 ha allargato il suo orizzonte editoriale per includere il flyfishing fra i suoi obiettivi professionali. Sue sono le traduzioni in italiano di:
Emegenti di Swisher e Richards (1996); Nuove tecniche di costruzione di O. Edwards (1998); La precisione nel lancio di J. Wulff (1999);
Nel 2000 ha fondato la rivista “Sedge & Mayfly – il piacere della pesca a mosca” della quale ha assunto la direzione editoriale, continuando sempre a curare personalmente la pubblicazione di libri dedicati alla pesca a mosca, come:
Pescare a ninfa di G. Re; Microchenille & C di M. borselli; Il Black Bass di P. Pacchiarini; Il luccio di P. Pacchiarini; Manuale del moderno costruttore di mosche artificiali di Federighi- Nocentini; La ninfa di S. Soldarini; Fly Tying – il grande libro del costruttore di mosche artificiali di A. Quazzo
Articolo pubblicato sul n. 74 di S&M
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